
Scuola di perfezionamento
Mobility Manager
La figura del Responsabile della mobilità aziendale (Mobility Manager) è stata introdotta dal Decreto interministeriale “Mobilità sostenibile nelle aree urbane” del 27 marzo 1998. Il Decreto stabilisce che le aziende private e gli enti pubblici con determinate caratteristiche dimensionali e collocazione geografica debbano identificare un mobility manager che ottimizzi gli spostamenti sistematici dei dipendenti attraverso lo strumento del Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro. Solo di recente, con il Decreto Rilancio del maggio 2020 sono state modificate le condizioni per cui è necessario adottare questo tipo di Piano e nominare questa specifica figura professionale. Innanzitutto la soglia minima dimensionale dell’azienda o dell’ente pubblico interessate dal provvedimento è stata abbassata da 300 a 100 dipendenti per ogni unità locale; quanto alla collocazione geografica, si è passati dalle unità locali ubicate in città con almeno 150 mila a 50 mila abitanti ed esteso a tutte le realtà con sede in un capoluogo di Regione, Provincia o Città metropolitana.
Quest’ultimo provvedimento normativo ha solo accelerato un processo, già in corso, di rinnovato interesse per il mobility management: da una parte le aziende intendono diventare sempre più protagoniste nella promozione della sostenibilità, dall’altra è complessivamente aumentata nella società la consapevolezza di quanto la mobilità delle persone e delle merci comporti degli impatti negativi sull’ambiente e sulla vivibilità dei territori. Allo stesso tempo, in questi anni ultimi anni, la fiducia sulla possibilità di intraprendere dei percorsi di miglioramento è cresciuta e l’attività del mobility management non è più vissuta dalle aziende solo come un adempimento normativo ma come uno dei campi in cui adottare una cultura aziendale aperta all’innovazione e al cambiamento.
È in questo nuovo quadro che può collocarsi l’attività del mobility manager, una figura professionale caratterizzata dall’approccio multidisciplinare, che abbia la capacità di ascoltare i bisogni, leggere i problemi, identificare soluzioni condivise e, soprattutto, saperle comunicare efficacemente all’interno della propria comunità aziendale. L’obiettivo è ridurre l’uso del “mezzo di trasporto privato individuale”, così come prescrive la normativa ma più in generale la prassi e l’approccio al
gestione della domanda di mobilità.
È un compito difficile, sfidante, che comporta l’acquisizione di alcune nozioni di base, di metodo, di strumenti operativi ma che acquisisce spessore nell’esperienza sul campo e nella capacità di restare costantemente aggiornati sulle nuove tecniche e i nuovi strumenti a disposizione.
DESTINATARI
Ad oggi, non esistono requisiti soggettivi vincolanti per assumere il ruolo di mobility manager. Ciò nonostante, visti gli obiettivi dell’attività e l’ambito d’intervento del Mobility Manager, il corso è rivolto prevalentemente a:
Dipendenti d’imprese e pubbliche amministrazioni che hanno intenzione di assumere il ruolo di Mobility manager; Dipendenti d’imprese e pubbliche amministrazioni già nominati Mobility manager interessati al proprio aggiornamento professionale;
Consulenti, tecnici e liberi professionisti, in particolare quelli che operano nel settore dei servizi di progettazione, nel settore ambientale e dell’efficienza energetica
ARGOMENTI TRATTATI
Il Mobility Management: Introduzione; Primo step: analizzare ed interpretare la domanda di mobilità; Secondo step: orientare la domanda di mobilità aziendale; Terzo step: linee d’intervento sostenibili; Strumenti operativi
COORDINATORE SCIENTIFICO
Massimo Ciuffini: Architetto, progettista e ricercatore sul tema della mobilità sostenibile. Dal 2009 svolge attività di ricerca per Fondazione per lo sviluppo sostenibile di cui, dal 2016, ricopre il ruolo di responsabile dell’area “Mobilità sostenibile” e di coordinatore tecnico dell’Osservatorio nazionale sharing mobility. Dal 2017 svolge attività di supporto tecnico e formazione all’interno del progetto CReIAMo PA (Pon Governance) del Ministero dell’Ambiente.
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Dal 1.1.2017 (L. 22 maggio 2017, n. 81) le spese sostenute per formazione o aggiornamento professionale sono deducibili integralmente (fino a un massimo di 10.000 euro l’anno)!
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