La Repubblica italiana, non avendo adottato tutte le misure necessarie per l’esecuzione della sentenza del 19 luglio 2012, Commissione/Italia (C‑565/10) è venuta meno agli obblighi che le incombono”. Così ha statuito la Corte di Giustizia UE, nella sentenza del 31 maggio 2018.

Con la citata sentenza del 2012, infatti, il nostro paese era stato condannato per non aver preso misure sufficienti per dotare di reti fognarie per la raccolta delle acque reflue urbane, e/o di sistemi di trattamento, 109 agglomerati sul suo territorio.

 

Ad oggi, argomenta la Corte, “se certo il danno all’ambiente è diminuito rispetto a quello risultante dall’inadempimento iniziale constatato nella sentenza del 19 luglio 2012 (gli agglomerati non conformi sono passati da 109 a 74) è però giocoforza constatare che tale danno rimane rilevante”, aggiungendo che “la Repubblica italiana ha dato corso a sforzi di investimento rilevanti al fine di eseguire la sentenza”, tuttavia non sufficienti in quanto l’esecuzione integrale della medesima “avverrà, secondo le indicazioni contenute nel controricorso della Repubblica italiana, soltanto nel corso dell’anno 2023, il che equivale ad un ritardo di 23 anni, dato che, in alcuni agglomerati oggetto del presente ricorso, la messa in conformità dei sistemi di raccolta e di trattamento secondario delle acque reflue urbane con le disposizioni della direttiva 91/271 avrebbe dovuto essere realizzata al più tardi entro il 31 dicembre 2000”. Tale inadempimento appare particolarmente grave anche per il fatto che l’assenza o l’insufficienza di sistemi di raccolta o di trattamento delle acque reflue urbane sono idonee ad arrecare pregiudizio all’ambiente (v. il Comunicato Stampa n. 74/18).

L’Italia è già stata condannata dalla Corte per la gestione inadeguata delle acque di scarico urbane, e ha in corso due procedure di infrazione per lo stesso motivo, una delle quali ha portato a una prima sentenza nel 2014.

 

Da qui, la penalità di 30 milioni di europer ciascun semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per ottemperare alla sentenza del 19 luglio 2012” a partire dal 31 maggio 2018 e fino all’esecuzione integrale della sentenza del 2012.

L’importo effettivo sarà calcolato riducendo una quota percentuale corrispondente al numero di abitanti equivalenti degli agglomerati i cui sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane sono stati messi in conformità.

A questo si aggiunge la somma forfettaria di 25 milioni, oltre alle spese processuali, al fine di prevenire il futuro ripetersi di analoghe infrazioni alla normativa UE. (LM)


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