Il 1° aprile la Commissione ha multato 15 importanti case automobilistiche e la European Automobiles Manufacturers ‘Association (ACEA), un totale di circa 458 milioni di euro per aver partecipato a un cartello duraturo per quanto riguarda il riciclaggio dei veicoli di fine vita.

Qualsiasi persona o società interessata dal comportamento anticoncorrenziale che rientri in quest’ipotesi può portare la questione davanti ai tribunali degli Stati membri e chiedere un ristoro dei danni subiti.

La giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea e quella relativa al regolamento del Consiglio 1/2003 confermano che, nei casi davanti ai tribunali nazionali, una decisione della Commissione costituisce una prova vincolante che il comportamento ha avuto luogo ed era illegale.

Anche se la Commissione ha multato le società interessate, i danni possono essere risarciti da parte dei tribunali nazionali senza essere ridotti a causa della multa della Commissione.

La direttiva sui danni antitrust rende più facile per le vittime di pratiche anticoncorrenziali ottenere tali ristori.

Ulteriori informazioni sulle azioni dei danni antitrust, tra cui una guida pratica su come quantificare il danno antitrust, sono disponibili su questa pagina: Antitrust and Cartels – European Commission.

L’indagine della Commissione ha rivelato che, per oltre 15 anni, 16 principali case automobilistiche (tra cui Mercedes, che non è stata multata) e ACEA ha stipulato accordi anticoncorrenziali e si sono impegnate in pratiche concertate relative al riciclaggio di ELV. In particolare, la Commissione ha scoperto che le parti si colludevano su due aspetti: Hanno deciso di non pagare gli smantellatori di auto per l’elaborazione di ELV. In particolare, hanno considerato il riciclaggio degli ELV come un’attività sufficientemente redditizia, e quindi di non remunerare gli operatori del trattamento degli ELV per i loro servizi (la cosiddetta strategia di “costo zero”). Le società hanno anche condiviso informazioni commercialmente sensibili sui loro accordi individuali con gli operatori del trattamento degli ELV e operato in modo coordinato nei confronti di questi ultimi. Hanno concordato di non promuovere la quantità di un ELV che può essere riciclato, recuperato e riutilizzato e quanto materiale riciclato viene utilizzato in nuove auto.

Il loro obiettivo è stato quello di impedire ai consumatori di considerare il riciclaggio come comunicazione strategica nella scelta di un’auto, per impedire pressioni nei confronti delle aziende al fine di perseguire obiettivi ambientalmente più ambiziosi.

 

Per maggiori informazioni: Commission fines car manufacturers and association

 

(di Stefano Leoni, Coordinatore Area Circular Economy e Rifiuti della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile)

 


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