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Ma cos’è questa crisi?

Diceva un noto motivetto degli anni ’30. E’ anche vero che c’è chi è convinto che è proprio dalle crisi che emergono le migliori opportunità di crescita e sviluppo. Chissà

Intanto c’è crisi e crisi. Da quella spaventosa ambientale, sempre più grave e devastante (ultimo esempio della pericolosissima ignoranza dell’ennesimo fascistoide, negazionista e guerrafondaio, è sicuramente lo scempio che si sta consumando nella foresta Amazzonica, frutto dei deliri di onnipotenza di Bolsonaro), a quella politica che sta attraversando il nostro Paese.

Nel momento in cui scrivo ancora nulla si sa dell’evoluzione della medesima, ma c’è un punto che pare sia tornato almeno “di moda” nell’attuale dibattito tra le due compagini che stanno cercando un accordo: l’ambiente. Non si vive di soli “sbarchi”? Ma va?

Già prima di Ferragosto era stato pubblicato un condivisibile articolo di Gianfranco Amendola che auspicava come primo obiettivo per qualunque governo quello della lotta ai cambiamenti climatici, ma sicuramente mi ha particolarmente colpito un passaggio del discorso di commiato di Giuseppe Conte al Senato il 20 agosto in cui, tra l’atro, afferma: “La politica deve adoperarsi per elaborare un grande piano che attribuisca all’Italia una posizione di leadership nel campo dei nuovi modelli economici ecosostenibili

L’obiettivo da perseguire deve essere un’efficace transizione ecologica in modo da pervenire a una articolata politica industriale che, senza scadere per carità nel dirigismo economico, possa gradualmente orientare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto. Lo sviluppo equo e sostenibile deve spingerci a integrare in modo sistematico nell’azione di Governo un nuovo modello di crescita, non più economicistico”.

Peccato che il (primo?) Governo da lui presieduto sarà per lo più ricordato sì per lo stop al Sistri (per fortuna!, ma senza, per ora, alcun sistema alternativo di tracciabilità informatica), ma anche per lo stop alle forme più evolute di circular economy (vedi immensi pasticci in tema di End of waste su tutti).

Ma ora sembra che le cose potrebbero cambiare. Chissà!

Lo auspico davvero da vecchio giurista ambientale e da presidente di AssIEA: che sia realmente l’ora della consapevolezza e della competenza nella normativa e gestione ambientale. Ora o mai più.

A proposito di competenza: vi voglio segnalare che il Corso per DIRETTORE TECNICO IMPIANTI RIFIUTI di Piacenza ha raggiunto il numero massimo di iscrizioni, ma sono già disponibili le edizioni di Padova (26-29 novembre) e di Roma (23-27 marzo).

Dimenticavo: bentrovati! Alla prossima settimana!

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

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