11/04/2015
di Stefano Maglia
Il nostro ordinamento giuridico ambientale non conosce lacune?
Care/i web-lettrici/lettori,
lacuna blu?
Ricordo che al primo giorno di lezione a giurisprudenza (qualche “secolo” fa!) il professore, con enfasi e grande partecipazione emotiva (ma il rito si ripete anche oggi, ne sono certo) affermò che il nostro ordinamento giuridico non conosce lacune. In realtà questo autoprotettivo ed autocelebrativo brocardo si scontra da sempre con la realtà.
La vita e l’esperienza, specialmente nel campo del diritto ambientale, mi hanno insegnato che in realtà le lacune ci sono, eccome!
E’ di questi giorni la “scoperta” che nel nostro codice penale (elaborato dal guardasigilli del duce negli anni trenta) non esiste il reato di tortura. Ma va?!
Se è per quello non esiste nemmeno da nessuna parte – per esempio – quello di disastro ambientale (che “forse” vedrà la luce nell’attesa riforma dei delitti ambientali pericolosamente in frenata) ma, cosa ancor più grave, non esiste nella nostra Costituzione in modo esplicito la tutela dell’ambiente (l’art. 9 parla di “paesaggio”, ben altra cosa!) e solo grazie all’elaborazione giurisprudenziale della Suprema Consulta possiamo affermarne la sua esistenza e protezione costituzionale. E tra le proposte di riforma costituzionale avete mai sentito qualcuno che proponga di sostituire “ambiente” a “paesaggio”?
E questo solo per rimanere ad un paio di esempi molto significativi. Facciamo un gioco? Cerca la lacuna!
Alla prossima settimana!
Stefano Maglia
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