30/08/2016
di Stefano Maglia
Calamite e calamità
Care/i web-lettrici/lettori,
Calamite e calamità
Il nostro appennino, dunque, continua a tremare. Così come gli sfortunati abitanti di quelle terre.
E questa, purtroppo, non è una novità. Dal Friuli alla Sicilia siamo il Paese europeo con il territorio più fragile ed esposto a questi oramai drammaticamente frequenti e prevedibili eventi. Come un vulcano sotterraneo che sai che erutterà ancora, ma non sai ne dove ne quando.
Ed è vero che contro i fenomeni naturali non puoi combattere, ma contro i suoi effetti sì. Un evento naturale diventa più o meno catastrofico a seconda dei suoi effetti, non della sua intensità.
Perché in Giappone sono frequenti terremoti anche più intensi di quelli di Aquila, Modena e Amatrice e non procurano alcun decesso? Perché a Norcia non ci sono stati morti e dispersi? Per quello straordinario principio che deve regolare tutta la nostra vita in rapporto alla natura ed all’ambiente: il principio di prevenzione. Se continueremo a costruire e “rattoppare” scuole e case al risparmio e con criteri non antisismici, a sperare che risolvano tutto i super-mega commissari ed architetti di grido che arrivano a disastri avvenuti, a destinare alla prevenzione ambientale solo gli avanzi dei nostri impegni/investimenti, anche la morte e la disperazione di queste/i nostre/i sorelle/fratelli sarà stata ancora una volta inutile.
Ricordo che già tanti anni fa scrissi in un mio articolo – ricordando la mia esperienza di volontario al terremoto dell’Irpinia – che un evento naturale si trasforma in calamità per i suoi effetti, ed era improprio chiamare sempre in forma deresponsabilizzante questi fenomeni “calamità naturali” tout court.
Perché per esempio non modificare la struttura attualmente presente della Protezione civile in “Prevenzione ambientale e Protezione civile” destinando ad essa mezzi, risorse e strumenti adeguati? Che ne dite?
Purtroppo poi queste “calamità” si trasformano anche in pericolose e vergognose “calamite” per sciacalli di ogni tipo, fino a sentire inqualificabili e odiose scemenze (Vespa docet!) relative al fatto che queste tragedie possono rilanciare l’ economia, come accadde in fondo in Friuli, no?
Sarò un inguaribile somaro che non capisce nulla di economia e priorità, ma anziché concentrare risorse per prevenire e colmare le calamità bancarie sono sempre più convinto che sarebbe meglio destinarle alla prevenzione di quelle ambientali.
Alla prossima settimana!!
Stefano Maglia
Seguici anche su Facebook,Twitter e Linkedin!
© Riproduzione riservata