Cari web lettori,

prendiamo l’attuale tema della corretta gestione delle terre e rocce da scavo come pretesto-paradigma di come non si dovrebbe trattare un argomento così importante e complesso nella sua interdisciplinarità.
Principali ingredienti di questo indigesto cocktail: un legislatore in-capace e pasticcione; una (o più!) norma mal scritta; improvvisati e presuntuosi esperti; interpreti pericolosamente incompetenti; formazione ad opera di formatori inadeguati; operatori impreparati. Aggiungere uno spicchio di inettitudine. Shakerare vigorosamente e servire freddo. Effetti? Sostanziale paralisi del sistema delle costruzioni (e manutenzioni) nel Paese.
Oddio, in parte la cosa potrebbe essere non del tutto un dramma, ma proviamo a ragionare con calma. Stiamo parlando del vigente DM 161/12 (figlio del DL “semplificazioni”!) e della non vigenza del decreto sui piccoli cantieri (al momento in incubatrice insieme al DL “semplificazioni bis”).
Da qualche mese si sono scatenati i tuttologi, gli unici nel nostro Paese che non conoscono – purtroppo – disoccupazione: avvocati-geologi; magistrati-imprenditori; tecnici-giuristi. Fermi tutti. Secondo me questo è uno di quei tipici casi in cui un approccio inter-multidisciplinare è l’unico in grado di aiutare a fare un po’ di chiarezza. E ve lo dice uno che si occupa di diritto ambientale ormai – ahime! – da 27 anni.
Se volete – ma solo se siete abbonati a Premium – leggete per esempio l’articolo sul corretto ambito di applicazione del DM 161/12 (dopo alcune interpretazioni suggestive ma molto pericolose ad opera di qualche commentatore) o venite al Corso di formazione a Milano, il 28.2.13, su TERRE E TOCCE DA SCAVO: troverete come autori e docenti il sottoscritto e la dott.ssa Linda Collina, geologa e autrice del volume “La corretta gestione delle terre e rocce” per Irnerio Editore (la seconda edizione aggiornata sarà pronta tra un mesetto). Capito? Secondo me così si deve fare, altro modo “serio” non conosco.
Un consiglio: diffidate. Diffidate dai Clint Eastwood “profeti” dell’ambiente senza capacità di confronto, dai somari travestiti da esperti, dalla formazione senza esperienza. E lo consiglio specialmente a quanti fra voi svolgono funzioni di vigilanza e controllo.
L’obiettivo nella nostra materia deve essere quello di interpretare correttamente le norma aiutando a lavorare e produrre con la certezza di essere nel giusto, in sicurezza e nella massima tutela dell’ambiente, ricordando sempre i principii europei che presidiano – in questo caso – la gestione dei rifiuti, in particolare quello che chiede al primo posto di ridurre la quantità dei rifiuti ed incentivare, in sicurezza, le forme di riutilizzo.
Il cacciatore di teste facciamolo fare a Django!
Alla prossima settimana

Stefano Maglia
s.maglia@tuttoambiente.it

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