14/12/2021
di Stefano Maglia
Diritto ambientale: evoluzione della specie?
Care/i web-lettrici/lettori,
Diritto ambientale: evoluzione della specie?
Trentadue anni fa venne alla luce la prima edizione del primo Codice dell’Ambiente italiano, giunto in questi giorni alla 32° edizione, frutto di tre anni di lavoro e dell’intuizione e dell’entusiasmo di due giovani giuristi appassionati di ambiente: Maurizio Santoloci ed il sottoscritto.
Ogni anno una nuova edizione, dunque, ed ogni volta che mi arrivano sulla scrivania le “copie autore” (ormai solo io dopo l’improvvisa scomparsa del caro Maurizio qualche anno fa) mi vien naturale fare un bilancio non solo di quel che è accaduto tra la precedente edizione e quella nuova, ma anche tra la prima e questa edizione.
Ora tutti parlano di ambiente (spesso “straparlano di ambiente”!) con dubbia sincerità e competenza, trasformando anche le relative keywords nel corso degli anni: oggi va per esempio di moda la transizione ecologica, la quale (parodiando il Così fan “tutti” di Mozart) “che ci sia ognun lo dice, dove – “cosa” – sia nessun lo sa”, ma allora era ben altra cosa.
Forse non molti sanno che a metà degli anni ’80 vi fu altro importante mutamento di visione in questo campo, quando di fronte alle ormai ineludibili necessità di fronteggiare alcune emergenze nazionali ed internazionali (crisi petrolifera, Seveso, incidenti nucleari, ozono, incendi boschivi, ecc.) fu indispensabile intervenire con leggi che ancora oggi sono dei capolavori giuridici ambientali in confronto alle distratte e inefficaci normative attuali: si pensi solo alle leggi Galasso e a quella sul danno ambientale e VIA.
Beh, bando alle rimembranze e attenzione al futuro, in particolare al prossimo futuro. Basta passi falsi e basta giochini.
A proposito segnalo una ordinanza cautelare del Tribunale di Gorizia su di un caso di greenwashing: well done!
Alla prossima settimana!
Stefano Maglia
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