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Essere o non essere? Rifiuto o non rifiuto?

Tra le più evidenti modalità con cui il nostro legislatore (col corredo della giurisprudenza) riesce a far di tutto per rendere quasi inutilizzabili i più importanti strumenti della circular economy, il “caso sottoprodotto” è sicuramente una delle più emblematiche.

Di fronte ad una norma europea chiara, con altrettanto chiare finalità concentrate sul “non spreco” di materie prime, ed una norma nazionale (art. 184 bis) finalmente “quasi” identica a quella europea, siamo riusciti ad elaborare un DM (264/16) e due circolari “esplicative” (!) che hanno fatto più danni che altro, agevolando per esempio ipotesi di figure inesistenti (es. “intermediario sottoprodotti con detenzione”) che servono solo ad eco-furbi o ad eco-sprovveduti che finiranno nelle mani di una giurisprudenza (tra l’altro sempre più restrittiva) che sicuramente interverrà con la adeguata severità.

Esempi ce ne sono a mille, come ci sono del resto anche esempi virtuosi, che riescono a “dimostrare”, con autorevolezza, competenza e solidità, che effettivamente i residui di produzione della propria azienda non vengano gestiti come rifiuti, ma riutilizzati al fine di non sprecare materie prime.

E la autorevolezza, competenza e solidità ambientale non si improvvisano.

Se volete saperne di più contattatemi o, intanto, iscrivetevi al mio corso del 7 giugno su Sottoprodotti, esclusioni ed End of Waste. Vi aspetto.

Alla prossima settimana!

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

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