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Dal mi(ni)stero della transizione ecologica al mistero dell’ambiente nascosto?

Benvenuto dunque Ministero (e Ministro) della transizione ecologica! L’attesa è tanta e giustificabilissima. Sarà davvero quella svolta, indispensabile ed ineludibile, verso un nuovo modello di sviluppo che metta al primo posto i grandi obiettivi della neutralità climatica, dell’economia circolare e del Green deal (come chiaramente espresso da Edo Ronchi ieri all’apertura del nostro Master Gestione Rifiuti, prossima edizione dal 16 aprile)? Lo “scopriremo solo vivendo”, ma già i primi passi saranno importanti per capire che strada si vuole davvero intraprendere. L’occasione è straordinaria: mai più ci capiterà di avere un tale flusso di risorse che “deve” essere speso in questa direzione. Ora o mai più

Mi si permetta però una riflessione di carattere generale. Era il 1986 quando con la Legge 349 venne istituito nel nostro Paese il Ministero dell’ambiente. 35 anni dopo viene nuovamente nascosto sull’altare del recovery plan? Spero di sbagliarmi e sia solo un retaggio nostalgico di chi allora aveva salutato come un fatto rivoluzionario l’introduzione di quel ministero. Lo so: il “vecchio” ministero sarà sostanzialmente inglobato in questo, ma è il (sacrosanto) concetto della transizione ecologica che deve essere inserito in quello di “Ambiente” e non il contrario.

Non sono certo stato un tifoso di un ministero che in questi ultimi anni ha privilegiato una visione prevalentemente “difensiva” (quasi “poliziesca”) dell’ambiente, rispetto ad una “propositiva”, guidati dal terrore delle conseguenze ad ogni passo, da autorizzazioni dai parti pluriannuali, da interpretazioni restrittive al limite del cappio. E vi sembra che siano scomparsi gli ecocriminali? Ma per piacere! Ma ora, di natura, di ambiente, di tutela, di acque, di rifiuti, se ne tratterà solo in seconda battuta? Speriamo di no.

Buon lavoro Ministro.

Alla prossima settimana!

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

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