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Chi vince tra ‘ndrangheta e somari? Che pena ‘sta pena!

In un mio editoriale di tre anni fa (11 ottobre 2018) così scrivevo: “Il sindaco di Riace, Domenico Lucano – leggo in una agenzia – “nell’ambito di una operazione… ed approfondite indagini” (!) viene arrestato, tra l’altro, per gestione di rifiuti non autorizzata in quanto faceva effettuare la “raccolta differenziata porta a porta da ragazzi extracomunitari attraverso l’utilizzo di asini”. Il bello è che risulta che il sindaco – che ha ereditato una situazione amministrativa che puzzava di ‘ndrangheta da chilometri di distanza– aveva pure chiesto all’Albo gestori una iscrizione per far svolgere regolarmente tale servizio. Ma, si sa, dove la metti la chiavetta USB in un somaro? E viene arrestato, dopo “approfondite indagini”, uno così nella patria dell’ecocriminalità?”

E ora la “Giustizia” del Tribunale di Locri (notare che la Calabria – dati “rapporto ecomafia – “produce” circa 4.000 illeciti ambientali all’anno e Reggio Calabria è la provincia con più infiltrazioni “mafiose” in tutta Italia) condanna a 13 anni e rotti di reclusione il Sindaco di Riace anche perché utilizzava somarelli per impegnare gli immigrati in modo utile nella raccolta differenziata?

A me hanno insegnato che le pene devono essere “proporzionate”. Un esempio: il massimo della pena per attività organizzata nel traffico illecito rifiuti (“Ecomafia”) è di 6 anni di reclusione.

No comment.

PS: per quanto riguarda l’appello, per quel poco che può essere utile, mi pongo a disposizione gratuitamente per ciò che concerne gli aspetti ambientali della vicenda.

Alla prossima settimana!

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

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