25/05/2021
di Stefano Maglia
Qualità e sicurezza ambientale: massimo ribasso?
Care/i web-lettrici/lettori,
Qualità e sicurezza ambientale: massimo ribasso?
Se Dio vuole in questi giorni dovrebbe vedere la luce il complicatissimo DL Semplificazioni, ovvero quel decreto che dovrebbe – appunto – semplificare le procedure ambientali al fine di rendere più efficace la transizione ecologica (e di conseguenza l’accesso a quella ipotetica valanga di risorse chiamata Recovery Plan), ma messo sotto scacco dal solito giochino politico di sgambetti e veti incrociati (con un occhio ai sondaggi).
Questo assalto alla diligenza ovviamente risulterebbe assai agevolato se passasse il famoso teorema “Ponte Morandi” per cui abbiamo dimostrato che se facciamo morire delle persone da una pubblica infrastruttura possiamo ricostruirla senza “lacci&lacciuoli”. Beh, insomma…
Chiariamoci. Sono decenni che scrivo e penso (anche se per alcuni non è la stessa cosa) che la burocrazia ambientale in Italia è una disgrazia, cui non si pone mai fine, col risultato che per aprire una attività o anche solo per partecipare ad una gara ci vogliono tanto tempo-scartoffie-rischi da farti passare la voglia, incentivando così – ovviamente – le scorciatoie più o meno disoneste.
Ma arrivare al punto di proporre uno schiacciamento delle garanzie di sicurezza e qualità ambientale tale da avere come unico punto di riferimento (v. attuale versione del DL, art. 29, c. 5) il “criterio del prezzo più basso” (oltre eventuali bustarelle in nero, of course), lo trovo altrettanto sciagurato. Avete una minima idea nel Paese degli ecofurbi questo cosa potrebbe significare?
Credo che il primo criterio debba essere quello della qualità e della sicurezza (ambientale e per i lavoratori), abbinato alla trasparenza ed efficienza. E questo in ogni campo.
A proposito di qualità, sicurezza ed efficacia: date un’occhiata qui.
Alla prossima settimana!
Stefano Maglia
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