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End of waste: dormi tranquillo e asciutto?

Il prossimo 23 luglio entrerà in vigore il tanto annunciato “DM End of waste pannolini”, ovvero il DM 15 maggio 2019, n. 62 “Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto da prodotti assorbenti per la persona (PAP), ai sensi dell’articolo 184-ter, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”, pubblicato sulla GU dell’8 luglio.

Tale decreto, in particolare, “stabilisce i criteri specifici nel rispetto dei quali le plastiche eterogenee a base di poliolefine, il SAP e la cellulosa derivanti dal recupero di rifiuti di prodotti assorbenti per la persona (PAP), cessano di essere qualificati come rifiuto ai sensi e per gli effetti dell’articolo 184-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”.

Immagino la soddisfazione di quella azienda veneta la cui attività di recupero è stata paralizzata per un anno e mezzo con notevolissima perdita di tempo e denaro a causa di una devastante sentenza del Consiglio di Stato e quella di alcune migliaia di altre aziende italiane che, alla luce di quella assurda, impraticabile ed ottusa nuova versione dell’art. 184 ter, comma 3, introdotta recentemente dal sedicente decreto “sblocca cantieri” (v. commenti mio e di Edo Ronchi), saranno oggi in fremente e ottimistica attesa (!) di qualche migliaio di altri DM EoW “caso per caso” per riuscire a lavorare, visto che sarà quasi impossibile farlo alla luce delle norme attuali.

Sul punto concordo perfettamente con quanto scrive Jacopo Giliberto sul “Sole” del 6 luglio: “Il riciclo dei rifiuti si blocca per la nuovissima ed improbabile norma end-of-waste che riporta il riciclo alle tecnologie di 20 anni fa e paralizza l’ambiente e mette le imprese nelle mani di burocrati con il terrore di firmare qualsiasi permesso e di ricattatori della denuncia”. Già.

In tema rammento poi come si è espressa la Corte di giustizia UE (prevalente su qualunque norma nazionale di ogni ordine e grado!!!!!) il 28 marzo scorso al punto 24: “gli Stati membri possono prevedere la possibilità di decisioni relative a CASI INDIVIDUALI in particolare sulla base delle domande presentate dai detentori della sostanza o dell’oggetto qualificati come rifiuti”.

A tal fine faccio sommessamente notare che gli impianti che gestiscono i rifiuti servono, eccome! Con tutti i controlli del caso, certo. Ma dobbiamo parlare dell’immensa discarica a cielo aperto (ma non era Roma “città” aperta e non “discarica”?) che è diventata la nostra stupenda capitale? Delle centinaia di incendi? Della pancia piena dell’ecomafia? Qualcuno si accorge ora che servono gli impianti? Ultima notizia: “Roma tratta con Stoccolma” (!) Meglio cambiare argomento. Ma sì.

Qualche nuova segnalazione formativa: sono aperte le iscrizioni non solo al corso di formazioneAUA e AIA” (a Milano 26 settembre e Roma 29 ottobre), ma anche a “Rifiuti: sanzioni e responsabilità” a Piacenza il 25 settembre.

Alla prossima settimana!

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

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