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Da “No nuke” a “No Waste-nuke”?

“La Sogin, con il nulla osta del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività”.

Così si legge nel Comunicato del Ministero dell’ambiente di qualche giorno fa.

Permettetemi un personale rewind. 26 aprile 1987: ad un anno esatto da Chernobyl e a poco più di 8 da Three mile island a Harrisburg. Attorno alla centrale nucleare di Caorso si forma una immensa catena umana per chiedere lo smantellamento della medesima, in particolar modo considerando che non c’era e non ci sarebbe stata alcuna risposta per quanto riguardava la “gestione” dei rifiuti radioattivi, che rimangono appunto “attivi” per milioni di anni (“sistemare in via definitiva”? Bah!). E ora tocca ai comuni destinatari di questo “deposito nazionale” ribellarsi. Se siamo ancora messi così dopo 34 anni non avevamo certo torto, no?

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Ebbene sì, lo confesso: io c’ero in quella catena, con tanto di spillina no nuke sul petto. Abitavo a 16 km dalla centrale e pochi mesi dopo misi in cantiere il primo Codice dell’ambiente italiano. Un caso? Non credo.

Per chiudere dopo questo breve amarcord, vorrei segnalarvi una new entry tra i nostri Corsi di formazione: MUD 2021: Le corrette modalità di compilazione e gli errori da evitare, il 2 marzo 2021, sotto l’autorevole guida di Paolo Pipere.

Alla prossima settimana!

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

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