Anche quest’anno Legambiente ha pubblicato il consueto dossier annuale sull’inquinamento atmosferico delle nostre città.

Mentre relativamente ai dati del 2017 l’Associazione segnalava che, considerando entrambi i limiti previsti per le polveri sottili e per l’ozono troposferico, sono state 31 le città italiane a risultare fuori legge per entrambi gli inquinanti (v. Mal’Aria 2018: il rapporto di Legambiente sulla qualità dell’aria nelle città italiane), nel Comunicato Stampa che presenta il dossier Mal’aria 2019, sull’inquinamento del 2018, si legge che “nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono… tra le principali fonti di emissione il traffico, il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole“. In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nel 2018.traffico-auto-inquinamento-01

Il primato resta alle città del nord: è Brescia ad aver superato il maggior numero di giornate fuorilegge (150), seguita da Lodi, Monza, Venezia, Alessandria, Milano, Torino, Padova, Bergamo e Cremona, e Rovigo. Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti.

Anche quest’anno, Legambiente ricorda che ogni anno in Europa, stando ai dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, sono oltre 422mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico e l’Italia si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015. In questo quadro, i trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane: si deve fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento, ripensando le città per le persone, non per le auto. Per uscire dall’emergenza cronica dello smog occorre realizzare, prosegue Legambiente, un Piano Nazionale contro l’inquinamento e redigere PUMS (Piani Urbani di Mobilità Sostenibile) più ambiziosi, ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani.

Altrettanto indispensabile risulta essere “ridurre il tasso di motorizzazione riportandolo ai livelli delle altre nazioni europee, gli incentivi sulle emissioni devono prevedere criteri sociali e per ridurre il parco circolante in Italia si dovrebbe prevedere un bonus di rottamazione per chi vuole rottamare l’auto inquinante senza acquistarne una nuova. Inoltre è fondamentale incentivare davvero la mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly“.

 


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