Non tutti lo sanno, ma le automobili costituiscono una potente risorsa di materiali riciclabili e, considerando che in Italia ogni anno giungono a fine vita quasi un milione di veicoli, ben si comprende l’importanza del loro recupero in termini di economia circolare, tema puntualmente trattato anche nell’ambito della fiera di Ecomondo 2017. E’ stato proprio durante uno dei tanti convegni da essa ospitati che il Ministero dell’Ambiente ha reso nota l’intenzione di ammettere l’utilizzo del “fluff”, ossia quella parte volatile che si ottiene dalla frantumazione del veicolo, composta principalmente da pezzi di plastica e di tappezzeria, per la produzione di combustibile solido secondario (CSS) destinato a cementifici e termovalorizzatori. In sostanza, in un quadro europeo che fissa al 95% il recupero complessivo del peso delle auto alla fine della loro vita, del quale la percentuale di reimpiego e riciclo deve essere almeno dell’85%, mentre il 10% è da destinare al recupero energetico, si apre ora la strada per la valorizzazione energetica di un materiale finora destinato quasi totalmente alla discarica, che potrebbe, appunto, colmare il gap relativo alla quota, oggi mancante, di recupero energetico.

Nella realtà pratica l’Italia non ha mostrato difficoltà nel mantenere gli obblighi di riciclo, ma è rimasta indietro sul fronte del recupero energetico: già qualche anno fa l’ex Presidente di Unire (Unione Nazionale Imprese Recupero) Anselmo Calò, spiegava che “Per aumentare la percentuale di recupero energetico nello smaltimento delle auto bisognerebbe valorizzare l’energia derivante dal fluff, tabellandola al massimo”, in uno scenario in cui, invece, gli impianti termovalorizzatori erano poco interessati a bruciare il “fluff“, la cui scarsa resa energetica scoraggiava gli impianti di combustione a trattarli. Si tratta, quindi, di una vera e propria inversione di rotta che consentirà alle oltre 200.000 tonnellate di “fluff” prodotte annualmente in Italia di divenire un combustibile End of Waste, con importantissimi riflessi per la sostenibilità ambientale ed economica di questo importante settore industriale, per il quale si apre, come affermato dal Vice Presidente di ADA (Associazione nazionale demolitori autoveicoli), Simone Pollini, “un nuovo scenario, che finalmente ci avvicina ai Paesi europei che hanno già individuato soluzioni adeguate per il trattamento del fluff, consentendo di recuperare in chiave energetica questo materiale, attualmente destinato, in Italia, per la maggior parte a discariche dedicate, particolarmente onerose per chi produce questa tipologia di scarto”. (LM)


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