Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha deciso di elaborare un parere d’iniziativa sul tema «Ipersensibilità elettromagnetica». Seppure nel complesso, i dati disponibili indichino che, negli esseri umani, l’esposizione a campi di radiofrequenze non provoca sintomi e non altera le funzioni cognitive, il CESE ha esortato la Commissione europea a proseguire con ulteriori ricerche per raccogliere dati riguardanti qualsiasi potenziale impatto sulla salute dovuto all’esposizione a lungo termine (ad esempio all’utilizzo di un cellulare per più di 20 anni) al fine di dissipare le preoccupazioni che permangono nel pubblico e attenersi al principio di precauzione. Scopo del parere del CESE è esaminare le preoccupazioni espresse da gruppi della società civile sull’uso e l’impatto dei dispositivi che emettono radiofrequenze utilizzati negli apparecchi ad uso industriale e domestico, nonché nei servizi che dipendono dalla comunicazione senza fili. Si tratta di una questione considerata rilevante da quanti soffrono di una serie di problemi di salute non specifici e hanno adottato il termine «sindrome da ipersensibilità elettromagnetica» per definire i propri sintomi e indicarne la causa. Il CESE, a seguito di un’attenta analisi sui risultati delle ricerche condotte nell’ambito dell’UE, ha espresso le proprie preoccupazioni su tali questioni, mostrandosi favorevole a ridurre al minimo l’esposizione alle radiazioni non ionizzanti, nonostante, secondo i dati disponibili, chi soffre di tale sindrome in genere attribuisca i propri sintomi a campi elettromagnetici di intensità molto inferiore ai limiti consentiti. (RT)


Condividi: