Qualche giorno fa sono stati pubblicati, sul sito web del Senato, gli esiti della consultazione pubblica (svoltasi dal 1 febbraio al 1 aprile) sui cinque documenti che compongono il c.d. Pacchetto economia circolare di matrice UE.
Il Parlamento italiano è l’unico che ha promosso un’iniziativa di partecipazione democratica per la valutazione delle proposte della Commissione Europea sull’economia circolare, che ha visto coinvolti associazioni di categoria, imprese private, università, consorzi e centri studi.
Il lavoro si è articolato sia in audizioni che in questionari con domande a risposta aperta, e come si legge a pagg. 14 e 15 sono emersi i seguenti profili di criticità:
– attenzione non adeguata al tema della raccolta differenziata, che non viene resa obbligatoria;
– esigenza di maggiore chiarezza nelle definizioni, con particolare riferimento a quelle di “rifiuti urbani”, “sottoprodotti” ed “end of waste”;
– necessità di maggiore chiarezza, in relazione ai profili attuativi, sul ruolo dei soggetti coinvolti nell’economia circolare, soprattutto in relazione alla responsabilità estesa del produttore e ai costi di gestione.
Inoltre, con specifico riferimento ai profili applicativi delle proposte del Pacchetto, sono state evidenziate le seguenti criticità:
– mancanza di sistemi adeguati di gestione dei rifiuti;
– scarsa operatività del Sistri;
– carente applicazione della normativa vigente;
– assenza di indirizzi chiari per l’azione degli operatori di settore;
– obsolescenza di alcune disposizioni;
– limitazione della raccolta differenziata a cinque categorie di rifiuti, con risultati non omogenei a livello territoriale;
– scarsa chiarezza del quadro informativo, tale da ingenerare difficoltà per i cittadini nella gestione dei rifiuti.
Sono state infine segnalate alcune possibili integrazioni:
– inserimento a livello europeo dell’obiettivo di incremento del 30% nell’efficienza dell’uso delle risorse al 2030;
– inserimento nei cd.”semestri europei”3 di indicatori sul consumo delle risorse;
– obiettivi legalmente vincolanti di riduzione nella produzione dei rifiuti urbani, commerciali, industriali e alimentari;
– divieto di conferimento in discarica entro il 2030;
– divieto di incenerimento entro il 2020, salvo che per rifiuti non riciclabili e non biodegradabili.
(GG)


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