10/02/2016
Rifiuti, nucleare ed emergenza siccità
Il Ministro Galletti risponde al Question Time in Senato
Roma, 10 febbraio 2016, Comunicato stampa del Ministero dell’Ambiente – “Interrogazione a risposta immediata presentata dall’ On. Cosimo Latronico
In base alla direttiva 2011/70/Euratom, l’Italia deve provvedere allo “smaltimento” che è inteso come “collocazione di rifiuti radioattivi o di combustibile esaurito, secondo modalità idonee, in un impianto autorizzato senza intenzione di recuperarli successivamente”. Per giungere allo smaltimento dei rifiuti radioattivi è attualmente in corso la procedura, comprendente anche la relativa tempistica, per la localizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, interamente disciplinata dall’art. 27 del D.Lgs. 31/2010.
Tenuto conto del percorso istituzionale che ha sinora caratterizzato i lavori dei Ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico, si chiarisce che le Strutture ministeriali interessate hanno svolto in questi mesi un’intensa attività istruttoria.
Il rilascio del nulla-osta alla Sogin S.p.A. alla pubblicazione della CNAPI rappresenterà soltanto il momento di avvio, e non di conclusione, della lunga procedura caratterizzata da ampie fasi di consultazione pubblica, nella quale verranno coinvolti regioni ed enti locali interessati, cittadini e comunità scientifica, che porterà prima ad individuare alcune aree idonee ad ospitare il deposito nazionale e solo dopo ad individuare il sito.
Questo processo normativo non attribuisce ai Ministeri alcuna discrezionalità in ordine all’inclusione o esclusione pregiudiziale di specifiche aree fra quelle da prendere in considerazione per l’individuazione del sito in questione che, invece, sono regolate dal citato articolo 27 (Autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio del parco tecnologico) del D.Lgs. 31/2010, laddove ha previsto specifici passaggi per la progressiva selezione dei siti che includono una consultazione pubblica (sede di osservazioni e proposte da parte di Regioni, Enti locali e di soggetti portatori di interessi qualificati), la promozione di un Seminario Nazionale, una Valutazione di Impatto Ambientale, la possibilità di candidature da parte di singoli territori e la ricerca di un’intesa con le Regioni interessate. E’ in questa sede, infatti, che si potranno fare valere tutte le legittime istanze, anche attraverso la formale interlocuzione con gli enti territoriali specificamente interessati.
Una volta ultimato il processo di localizzazione dell’area su cui realizzare il Deposito nazionale, la sua realizzazione avverrà secondo i tempi dettati dall’art. 27 del decreto legislativo n. 31/2010.
Diversi articoli di stampa, alcuni dei quali riferiti anche dall’interrogante, hanno ipotizzato varie localizzazioni per il Deposito. Non si possono considerare attendibili queste anticipazioni, visto che per la documentazione consegnata ai due Dicasteri è prevista la classificazione di riservatezza attribuita dalla Sogin S.p.A. alla proposta di CNAPI: come tale dunque sarà trattata, conformemente alle vigenti disposizioni, sino alla pubblicazione a seguito del nulla-osta, che sarà rilasciato nei tempi tecnici necessari.
Si segnala, infine, che la direzione generale competente del mio Ministero il 4 febbraio ha inviato alla Commissione Europea la relazione sullo stato di attuazione della Direttiva 2011/70/Euratom ed è pronta ad avviare la consultazione pubblica per la procedura di Valutazione Ambientale Strategica sulla bozza di Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, redatta congiuntamente con il Ministero dello Sviluppo Economico.
Interrogazione a risposta immediata dell’On. Braga e altri
(Iniziative del Governo contro l’emergenza idrica siccità e l’emergenza smog)
Per fronteggiare le conseguenze dei fenomeni di siccità che interessano il territorio nazionale, nell’immediato il mio Ministero intende proporre la creazione di appositi Osservatori permanenti, finalizzati a rilevare gli usi idrici in atto all’interno dei bacini dei vari distretti idrografici.
Tali organismi dovranno provvedere alla verifica e alla valutazione dei fabbisogni e dei consumi idrici nei vari settori di impiego dell’acqua, con l’obiettivo di fornire indirizzi sulla regolamentazione dei prelievi e degli utilizzi, tenuto conto anche delle necessità di adattamento ai cambiamenti climatici.
Proprio oggi sarà avviato alla piena operatività il primo Osservatorio nell’ambito del bacino padano. Si tratterà di una struttura operativa, volta all’individuazione delle linee strategiche per l’impiego stagionale delle risorse idriche, posta sotto il coordinamento dell’Autorità di bacino distrettuale del Po.
Sull’argomento, tra i diversi interventi programmati, si ricorda che è già stata avviata la sperimentazione relativa ai nuovi livelli di regolazione estiva del Lago Maggiore: ci si è orientati verso una soluzione equilibrata che punta a contemperare le varie ragioni in campo. Si tratta di una sperimentazione sottoposta ad un’attività di monitoraggio nei prossimi anni, che potrà essere utile al fine di valutare possibili e futuri interventi di sistema.
Sugli effetti legati all’elevato tasso di smog nelle città, il 30 dicembre scorso il mio Ministero ha siglato con ANCI e Conferenza delle Regioni uno specifico Protocollo d’Intesa finalizzato a promuovere misure tra cui il controllo e la riduzione delle emissioni degli impianti di riscaldamento delle grandi utenze, l’incremento dell’efficienza energetica, il passaggio a combustibili meno inquinanti e a modalità di trasporto pubblico a basse emissioni (rinnovando il parco mezzi), a promuovere misure di sostegno e sussidio finanziario per l’utenza del trasporto pubblico. E ancora, l’offerta di abbonamenti integrati treno/bus/metro/bike o car-sharing, la sosta gratuita nei nodi di scambio extraurbani, corsie preferenziali per il trasporto pubblico e aree di totale pedonalizzazione, nonché la diffusione di buone pratiche agricole per limitare le emissioni di ammoniaca derivanti dalla somministrazione di fertilizzanti azotati o dagli allevamenti.
Nella prima riunione del Tavolo del 2 febbraio, ho comunicato ai partecipanti di aver avviato le procedure tecniche e amministrative per l’adozione dei provvedimenti finalizzati all’utilizzo di significative risorse così distribuite:
- 50 milioni a valere sul fondo Kyoto per la realizzazione di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici;
- 35 milioni di euro sul programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa scuola e casa lavoro;
- 250 milioni a valere sul fondo Kyoto, di interventi di efficientamento energetico delle scuole pubbliche;
- 21,5 milioni a valere sui proventi delle aste di CO2 per il programma di riqualificazione degli edifici della pubblica amministrazione centrale (cofinanziato con ulteriori 50 milioni circa dal Ministero dello Sviluppo Economico).
Con il Ministro delle infrastrutture ho inoltre avviato un confronto per la gestione coordinata delle risorse economiche dei due Dicasteri destinate alla mobilità sostenibile dal collegato ambientale e dalla legge di stabilità per l’anno 2016.
Interrogazione a risposta immediata degli On.li De Girolamo e Occhiuto
(Rimozione rifiuti causati dall’alluvione che il 15 ottobre 2015 ha colpito Benevento)
Per i danni ingenti causati dall’alluvione del 14 e 15 ottobre 2015 alla Regione Campania e, in particolar modo alla provincia di Benevento, il Consiglio dei Ministri ha deliberato il 6 novembre scorso la “dichiarazione dello stato di emergenza”, per la durata di 180 giorni (fino al 4 maggio 2016).
Conseguentemente, il Capo Dipartimento della Protezione Civile, ha nominato il “Commissario Delegato per l’emergenza”, con il compito di predisporre il Piano dei primi interventi urgenti. Il piano, predisposto dal Commissario delegato, prevede interventi per 39 milioni di euro e contiene anche uno stralcio relativo alla gestione delle macerie prodotte dall’evento.
Inoltre, sulla base delle informazioni acquisiste dallo stesso Commissario Delegato, si rappresenta quanto segue.
E’ stato approvato, dal Capo del Dipartimento della Protezione civile, un primo stralcio del Piano per oltre 24,9 milioni di euro, rinviando l’utilizzo della residua somma di oltre 14,1 milioni di euro, per i soli interventi di somma urgenza, alla successiva valutazione degli approfondimenti richiesti.
Per quanto attiene la produzione di fanghi, detriti alluvionali e materiali ai sensi dell’ordinanza emergenziale, il Commissario Delegato provvede, ove necessario, all’individuazione di appositi siti di stoccaggio temporaneo, ove ubicare tali materiali.
Gli enti interessati hanno dichiarato una quantità di materiale da smaltire di circa 95.000 metri cubi di cui una parte già trasferita in siti provvisori.
Prioritariamente è stato dato corso ad interventi urgenti di raccolta e gestione del materiale, al fine di sgomberare le aree pubbliche interessate e prevenire l’insorgere di problematiche sanitarie o ambientali.
Inoltre, il Commissario delegato si è attivato con l’ARPA Campania e Autorità sanitarie per procedere alla caratterizzazione del materiale ed all’individuazione di siti di stoccaggio provvisori per i restanti comuni per procedere poi alle attività di selezione e cernita dei rifiuti, privilegiando il recupero dei fanghi al fine del riutilizzo nell’ambito degli interventi di ricomposizione e ripristino da attuare.
Il Governo, segue con attenzione l’evolversi della vicenda e non mancherà di apportare il proprio contributo per giungere con immediatezza al ripristino dello stato dei luoghi e ridare ai cittadini condizioni di vita normali.
Certo, sarebbe auspicabile, come ho già detto nel corso dell’audizione che ho tenuto lo scorso 27 gennaio presso la Commissione parlamentare per la semplificazione amministrativa, pensare all’ipotesi di una norma di carattere generale applicabile nei casi di calamità naturali dichiarati dalla protezione civile, con la quale senza necessità di una ulteriore mediazione amministrativa, si consenta speciali forme di gestione dei rifiuti (ad esempio, nell’ambito del disegno di legge delega di riforma della protezione civile attualmente all’esame delle competenti commissioni).
Interrogazione a risposta immediata dell’On. Zaratti e altri
(Richiesta di esclusione del territorio di Malagrotta dal piano del Governo per gli inceneritori)
L’articolo 35 del decreto “Sblocca Italia” si pone quale strumento per l’adozione di nuove logiche di sistema in tema di valorizzazione dei rifiuti urbani e la riorganizzazione dell’attività di gestione, con particolare riferimento al trattamento sia dei rifiuti urbani e assimilati in impianti di incenerimento, sia della frazione organica dei rifiuti urbani raccolta in maniera differenziata in impianti di recupero.
In particolare, con lo schema di decreto previsto dall’ articolo 35 si provvede all’individuazione a livello nazionale della capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati, all’individuazione degli impianti di incenerimento già in esercizio o autorizzati e, infine, all’individuazione degli ulteriori impianti di incenerimento necessari per coprire il fabbisogno residuo del territorio nazionale.
Lo schema di decreto è stato sottoposto all’ultimo esame della Conferenza Stato-regioni, nella seduta del 4 febbraio 2016, che si è espressa favorevolmente. Pertanto, è in corso di definizione l’iter di approvazione. Il fabbisogno di termovalorizzazione indicato nello schema di decreto è stato individuato partendo dal presupposto che tutte le regioni arrivino al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’ Europa – quindi al 65% di raccolta differenziata, da cui alcune Regioni oggi sono molto lontane – e che tutte colgano gli obiettivi di riduzione dei rifiuti del 10%.
Il piano individua che la necessità del Paese in termini di incenerimento equivale a 8 termovalorizzatori. La localizzazione discende non da una scelta arbitraria e penalizzante nei confronti delle Regioni indicate, bensì dai rapporto fra produzione di rifiuti e capacità di trattamento e smaltimento da parte delle singole Regioni.
Sono fiducioso che il paese, anche attraverso lo strumento dell’art. 35, possa superare la vergogna delle discariche dove ancora oggi finisce quasi il 40% dei rifiuti (in alcune regioni ancora oltre l’80%) e possa uscire dalle procedure di infrazione UE che ci obbligano a pagare pesanti sanzioni per la mancata attuazione da parte di alcune Regioni di convincenti ed efficienti piani industriali per lo smaltimento dei rifiuti.
Per quanto concerne l’impianto di incenerimento nel territorio laziale di Valle Galeria a Malagrotta, secondo gli elementi forniti dalla Regione, questo è ricompreso nell’attuale e vigente programmazione regionale in materia di gestione dei rifiuti, è provvisto di titolo autorizzativo valido ed è stato messo in funzione nell’estate del 2008 per la sola linea realizzata. Attualmente l’impianto risulta fermo e inattivo, nonché realizzato solo in parte rispetto al progetto approvato dalla Regione Lazio.
Infine, in ordine alle attività di bonifica e risanamento ambientale dell’area di Malagrotta nel Comune di Roma, si tratta di un adempimento che spetta ex lege, agli enti territoriali: Comune, Provincia e Regione.
Ad ogni modo, ferma restando la specifica competenza territoriale, chiederò ai competenti soggetti di essere informato sull’evolversi della situazione, anche al fine dell’eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali competenti.”. (GG)