Il tumulto generato dalla soppressione del quarto corpo di polizia del paese, frutto della riforma della Pubblica Amministrazione voluta nel 2016 dal Governo, in base alla legge delega Madia, non è una sorpresa. Dal primo gennaio 2017, infatti, il Corpo Forestale è stato accorpato ai Carabinieri: 7 mila forestali sono passati all’Arma, passando, cioè, da civili a militari. Si tratterebbe, in realtà, di assorbimento, in quanto l’Arma dei Carabinieri è quella con la quale appare più compatibile una sinergia, vista la sua diffusione capillare sul territorio attraverso le varie stazioni.

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Le critiche non sono mancate, e mentre il dibattito politico è ancora acceso, tra i ricorsi presentati da più di 2000 membri del Corpo Forestale il Tar Abruzzo, sezione di Pescara, ha deciso di fare chiarezza, rimettendo la valutazione della legittimità della soppressione alla Corte Costituzionale. Ciò che viene contestato, stando alle parole del legale Lizza, che assiste gran parte degli ex Forestali, è proprio la razionalità della decisione di cancellare un Corpo specializzato, tutore del bene ambiente, diritto fondamentale della persona, nonché quella di militarizzare un corpo a ordinamento civile. Il Ministero della Funzione Pubblica ha comunque precisato che ritiene che il decreto e la legge delega siano pienamente legittimi. Al di là dei tecnicismi, non si dimentichi il ruolo fondamentale del Corpo Forestale nella tutela dell’ambiente, considerato che i boschi e la loro gestione rappresentano uno strumento fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici, la salvaguardia della biodiversità, la depurazione e regimazione delle acque. Non ci resta che attendere, perciò, la decisione della Consulta, in attesa della quale le cause pendenti saranno sospese. (LM)


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