Nella transizione verso un’economia circolare c’è posto per la termovalorizzazione, quel processo che bruciando i rifiuti produce energia.
Questo è quanto ha affermato il Comitato europeo delle regioni nel Parere relativo al “ruolo della termovalorizzazione nell’economia circolare”, precisando che le soluzioni scelte non devono ostacolare un maggiore ricorso alla prevenzione e al riciclaggio dei rifiuti e alla riutilizzazione dei prodotti, obiettivi prioritari nella gerarchia dei rifiuti.
 
E’ proprio il concetto del ciclo di vita dei prodotti, unitamente alla gerarchia dei rifiuti, a dover costituire la base per la pianificazione della termovalorizzazione. La termovalorizzazione dei rifiuti inevitabili e non riutilizzabili, effettuata in inceneritori ad alta efficienza e a determinate condizioni, prosegue il Comitato, contribuisce infatti all’approvvigionamento energetico e a ridurre significativamente lo smaltimento in discarica. Tuttavia, in un’economia circolare il recupero energetico non deve andare a discapito del riciclaggio, sicché è sempre meglio evitare un sovradimensionamento della capacità dei relativi impianti.
 
Da qui, l’invito del Comitato a “compiere tutti gli sforzi necessari per ridurre la quantità di rifiuti non riciclabili collocati in discarica e inceneriti (soprattutto quando non ne consegue alcuna termovalorizzazione), con particolare attenzione per la prevenzione, lo sviluppo della raccolta differenziata e gli investimenti nelle attività situate a un livello superiore della gerarchia dei rifiuti”.
 
In realtà, in alcune regioni europee gli obiettivi europei in materia di rifiuti sono già stati superati, anche senza termovalorizzazione, mentre altre regioni non riescono a raggiungere neppure gli obiettivi minimi: “indipendentemente dall’adozione di sistemi analoghi, i risultati finali possono evidenziare grandissime divergenze, e quindi è particolarmente importante che al livello della gestione locale vi sia l’impegno a raggiungere gli obiettivi fissati”.
 
Inoltre, di fronte al diverso livello di sviluppo delle regioni dell’UE e ai costi della realizzazione di sistemi di riciclaggio e recupero dell’energia, il Comitato consiglia di finanziare maggiormente le misure da adottare in questo campo, sostenendo lo sviluppo di meccanismi di raccolta differenziata e riciclaggio che consentano la produzione di rifiuti di qualità, con un basso contenuto di sostanze contaminanti. In argomento, il Comitato segnala che esistono anche altri metodi alternativi, “come la sostituzione dei combustibili fossili con i rifiuti derivati da tali combustibili negli impianti di combustione che producono cemento e calce, la digestione anaerobica dei rifiuti biodegradabili o la produzione di combustibili derivati dai rifiuti”.
 
Ma attenzione: “lo sviluppo di nuove capacità di incenerimento è però una soluzione complementare, onde evitare che nei territori con bassa capacità di incenerimento dei rifiuti vengano realizzate nuove discariche. Tutto ciò consentirebbe di proteggere meglio l’ambiente, a condizione, però, che in tali impianti di incenerimento sia effettuata la termovalorizzazione”.
Nell’ambito del trattamento dei rifiuti non riciclabili è necessario, infatti, il giusto equilibrio delle capacità di termovalorizzazione, per evitare la creazione di barriere infrastrutturali al conseguimento di tassi di riciclaggio più elevati: come già sottolineato in argomento dalla Commissione UE (COM(2017) 34 final), “l’eccesso di capacità di incenerimento potrebbe condurre a uno stallo tecnologico, che a sua volta potrebbe ostacolare il raggiungimento degli obiettivi di gestione dei rifiuti”.
 
Infine, per gli impianti di incenerimento vecchi e meno efficienti in cui non sia possibile raggiungere livelli ottimali per i tassi di efficienza, il Comitato “propone lo smantellamento e l’eliminazione progressiva dei regimi di sostegno per gli impianti che non vengano adeguati, in particolare negli Stati membri in cui vi è un eccesso di capacità”.


Condividi: