Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) ha fatto il punto sulle procedure in materia “acque” attualmente in essere nel nostro Paese, entrando nel merito delle singole infrazioni e cercando di approfondirne le motivazioni e l’andamento.

La Direttiva 1991/271 sulle acque reflue urbane è, infatti, oggetto di ben 4 infrazioni attualmente in essere a carico dell’Italia, la prima aperta nel 2004 e l’ultima nel 2017.

Nel 2004 la Commissione europea dà avvio alla procedura 2004/2034 che si concretizza nel 2012 con la prima sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia (causa 565/10) per il mancato rispetto da parte dell’Italia degli artt. 3 (reti fognarie per le acque reflue urbane) e 4 (trattamento depurativo dei reflui) per agglomerati maggiori di 15.000 AE che scaricano in aree non sensibili e dell’art. 10 (adeguatezza degli impianti). Nel 2018 la Corte di giustizia ritiene che l’Italia non abbia posto in essere tutte le azioni volte a dare esecuzione alla prima sentenza e per tale motivo (causa 251/17),condanna l’Italia al pagamento di una somma forfettaria pari a 25 milioni di euro oltre a una penalità giornaliera di 165.000 euro al giorno pari a 30.112.500 per ciascun semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per ottemperare alla prima sentenza.

Sullo stesso tema, si aggiunge nel 2009 un’altra infrazione (2009/2034) che si concretizza nel 2014 con una sentenza della Corte europea di giustizia (causa 85/13) per il mancato rispetto degli artt. 3 e 4 per agglomerati maggiori di 10.000 AE che scaricano in aree sensibili e dell’art. 10.

Nel 2014 la Commissione dà avvio ad un’altra infrazione (2014/2059) che la porta ad aprire nel 2019 un ricorso alla Corte europea di giustizia (causa 668/19) per il mancato rispetto, da parte dell’Italia, degli articoli 3, 4, 5, e 10 della direttiva in alcune regioni italiane.

Nel 2017 la Commissione apre l’ultima infrazione (2017/2181) in tema di acque reflue per violazioni della direttiva 1991/271 in merito agli artt. 3, 4, 5, 10, 15. Nel 2019 la Commissione invia alle autorità italiane un parere motivato per 237 agglomerati con oltre 2.000 AE che non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane, distribuiti in 13 regioni italiane.

Nel 2017 viene nominato un Commissario Straordinario Unico per il coordinamento e la realizzazione degli interventi funzionali a garantire l’adeguamento, nel minor tempo possibile, alle sentenze di condanna. Il Commissario ha competenza su 151 interventi distribuiti su 91 agglomerati: 123 interventi si riferiscono alla causa 565/10 e 28 interventi sono relativi alla causa 85/13.


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