L’analisi della conduzione biologica aziendale consente di conoscere l’adozione delle pratiche agronomiche più idonee a garantire un buon livello di qualità ambientale e di biodiversità, la salubrità degli alimenti e il benessere degli animali da allevamento, per questo tale indicatore ha trovato posto fra i 16 contenuti nel Rapporto Ambiente SNPA 2018“, lo segnala il SNPA, Sistema Nazionale per la protezione dell’Ambiente.

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A ben guardare, infatti, nel Rapporto sullo stato dell’Ambiente 2018 per l’indicatore “Aziende agricole che aderiscono a misure ecocompatibili e che praticano agricoltura biologica”, che descrive il numero di operatori che praticano agricoltura biologica e la relativa tipologia colturale al fine di misurare la tendenza dello sviluppo della conduzione biologica aziendale e la sua diffusione sul territorio agricolo, si legge appunto che “dal 1990 ad oggi l’agricoltura biologica italiana è cresciuta ad un ritmo senza uguali rispetto agli altri paesi UE, sia in termini di superfici che per numero di operatori. Nel 2017 le superfici investite e in conversione bio sono state pari a circa 1,9 milioni di ettari con un incremento del 6,3% rispetto al 2016 e del 71% rispetto al 2010. Gli operatori del settore sono quasi 76.000 con un aumento del 5,2% rispetto al 2016“.

Le aziende biologiche sono distribuite prevalentemente nelle regioni meridionali come Sicilia, Calabria e Puglia: la superficie biologica di queste tre regioni rappresenta quasi la metà (il 46%) dell’intera superficie biologica nazionale. Quanto alle tipologie di colture, i prati pascolo, le colture foraggere e i cereali rappresentano i principali orientamenti produttivi del biologico, mentre per quanto riguarda gli allevamenti animali, il pollame e gli ovini sono le tipologie
zootecniche maggiormente presenti.

 


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