Il Consiglio di Stato, dopo 40 giorni dall’udienza, si è espresso annullando la sentenza del Tar di Lecce.

Sostanzialmente decadono tutte le ipotesi di spegnimento degli altiforni di Acciaierie d’Italia, la società nata dall’accordo tra ArcelorMittal Italia e Invitalia.

 

È facile evincere la posizione dei giudici d’appello: “[…] non sono stati rappresentati i fatti, elementi o circostanze tali da evidenziare e provare adeguatamente che il pericolo di reiterazione degli eventi emissivi fosse talmente imminente da giustificare l’ordinanza contingibile e urgente, oppure che il pericolo paventato comportasse un aggravamento della situazione sanitaria in essere nella città di Taranto, tale da dover intervenire senza attendere la realizzazione delle migliorie secondo la tempistica prefissata.”

 

Con la bocciatura definitiva dell’ordinanza del sindaco tarantino le proteste dei lavoratori a Cornigliano non tendono a cessare. Proteste che si estendono fino a Genova, ove Acciaierie d’Italia ha confermato la cassa interazione per ulteriori 200 dipendenti.

 

Quali saranno i prossimi passi? Sicuramente questa vicenda tocca diversi temi, dalla salute pubblica agli equilibri economici, dalla tutela dell’ambiente all’innovazione industriale, ma tutto sarà deciso con il nuovo piano industriale

 

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