Si è conclusa con un sostanziale rinvio all’anno prossimo la COP 25, la Conferenza sul clima tenutasi a Madrid. Pochi risultati, poca ambizione nell’affrontare la crisi dei cambiamenti climatici e molta delusione.

Ecco quanto riportato nell’ultima parte dell’articolo pubblicato su Micron e ripubblicato sul sito di SNPA:

“(…)Era ingenuo – dicono coloro che conoscono la politica – aspettarsi altro che lo stallo da Madrid e da COP 25. Un cinismo dietro cui si cela una visione inquietante delle istituzioni politiche, ritenute strutturalmente incapace di confrontarsi con la realtà e, in particolare, con i rapidi mutamenti della realtà. Ma l’analisi degli scettici si è rivelata esatta. Madrid non ha risposto all’allarme suonato dall’IPCC lo scorso anno e più volte ribadito e persino accentuato dall’intera comunità scientifica in questi ultimi dodici mesi.

Di più. Madrid non ha reagito neanche difronte a quell’inedia mobilitazione di milioni di giovani (e di non giovani) in tutto il mondo innescata da Greta Thunberg. Una mobilitazione che ha trovato una convergenza, ancora una volta inedita con la Chiesa di Francesco e della sua Laudato sì. In realtà sulla stessa lunghezza d’onda vi sono altri movimenti religiosi, oltre quello cattolico.

Ma evidentemente i governi non hanno sentito abbastanza forte questo pur vigoroso fiato sul collo. Tranne, forse, l’Unione Europea con la sua nuova Commissione guidata da Ursula van der Leyen. E sì, Bruxelles (con l’unica opposizione seria della Polonia) si è impegnata ad abbattere del 50 e possibilmente del 55% le proprie emissioni di gas serra fino a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Alcuni dicono che anche questa azione europea non è sufficiente. Ma certo non è poca cosa e, comunque, è la più avanzata tra quelle in campo.

E allora ecco la strada indicata per non perdere l’ottimismo – non ce lo possiamo permettere – e giungere a Glasgow il prossimo anno con una proposta forte e concreta. Che l’Unione Europea vinca ogni timidezza e assuma la guida del convoglio mondiale, facendo leva sui giovani del movimento del Friday for Future e con tutti le istituzioni, come la Chiesa di Francesco, sono seriamente preoccupate del futuro climatico del pianeta.

Questa intesa deve riuscire a scuotere per primo il sistema dei media. Se i mezzi di comunicazione di massa smetteranno di inseguire l’ultimo tweet di Trump o l’ultimo starnuto del politico italiano di turno e daranno lo spazio che merita alla questione climatica, a Glasgow forse sarà possibile ruotare rapidamente il timone e invertire, all’ultimo momento utile, la rotta. Non sarà facile. Ma occorre tentarci. Non abbiamo una seconda opzione”.


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