Della possibilità di un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia Europea si era già coscienti, ma con il Pacchetto infrazioni di marzo la Commissione Europea ha tolto ogni dubbio. Di seguito il Comunicato Stampa:

 

La Commissione deferisce l’Italia alla Corte di giustizia per inquinamento atmosferico e mancato trattamento adeguato delle acque reflue urbane.

La Commissione europea ha deciso oggi di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE in due cause distinte riguardanti la legislazione ambientale.

La prima causa riguarda l’inquinamento atmosferico e la mancata protezione dei cittadini dagli effetti del biossido di azoto (NO2). La Commissione invita l’Italia a rispettare i valori limite convenuti sulla qualità dell’aria e ad adottare misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di persone. I valori limite di NO2 stabiliti dalla legislazione dell’UE in materia di qualità dell’aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) avrebbero dovuto essere rispettati già nel 2010.

L’inquinamento atmosferico provoca direttamente malattie gravi e croniche come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni. In termini economici, le malattie imputabili all’inquinamento atmosferico costano miliardi di euro in giornate di lavoro perdute.

Il ricorso si inserisce nel seguito di azioni analoghe adottate nei confronti di Francia, Germania e Regno Unito nel maggio 2018 per mancato rispetto dei valori limite di NO2 e per aver omesso di prendere misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento.

Nel maggio 2018 l’Italia era stata deferita alla Corte di giustizia per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10).

 

La seconda causa contro l’Italia riguarda l’inquinamento dell’acqua. L’Italia non garantisce che tutti gli agglomerati con una popolazione di oltre 2 000 abitanti dispongano di reti fognarie per le acque reflue urbane e che le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano trattate in modo adeguato prima dello scarico, come prescritto dalla direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane, direttiva 91/271/CEE del Consiglio).

La Commissione ritiene che 620 agglomerati in 16 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) violino le norme UE sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane.

L’Italia non rispetta le norme dell’UE in queste regioni da oltre 13 anni, con notevoli rischi per l’ambiente e la salute umana in un gran numero di agglomerati. Il carattere generale e persistente della violazione da parte dell’Italia degli obblighi di raccolta e trattamento previsti dalla direttiva sulle acque reflue urbane è confermato da altre due cause, riguardanti agglomerati più grandi, in una delle quali la Corte ha condannato l’Italia al pagamento di ammende.

 

Contesto

Le norme UE sulla qualità dell’aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) e sull’aria pulita per l’Europa impongono agli Stati membri di valutare la qualità dell’aria su tutto il loro territorio e adottare misure volte a limitare l’esposizione dei cittadini agli inquinanti atmosferici. Con la comunicazione “Un’Europa che protegge: aria pulita per tutti” del maggio 2018, la Commissione ha intensificato la propria azione e l’impegno nei confronti degli Stati membri per tutelare la salute dei cittadini definendo un nuovo approccio al problema che offre agli enti nazionali, regionali e locali un aiuto concreto per migliorare la qualità dell’aria in Europa. In totale, vi sono 14 cause d’infrazione in corso nei confronti degli Stati membri per superamento dei limiti di NO2 (Austria, Belgio, Repubblica ceca, Germania, Grecia Danimarca, Francia, Spagna, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Regno Unito).

La direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane impone agli Stati membri di garantire che gli agglomerati o gli insediamenti urbani (cittadine e città) raccolgano e trattino in modo adeguato le proprie acque reflue urbane. Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus nocivi e rappresentano pertanto un rischio per la salute umana. Esse contengono tra l’altro nutrienti come l’azoto e il fosforo che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita, processo conosciuto come eutrofizzazione”.

 

 


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