L’Ispra ha presentato l’Annuario dei dati ambientali 2019, un quadro aggiornato sullo stato di salute del nostro Paese.
Nel Comunicato stampa del 3 giugno 2020 “Ripresa in Italia e UE: puntiamo a salvare la biodiversità In calo i gas serra, tra i primi in Europa per l’economia circolare” relativo alla presentazione dei nuoi dati ambientali, l’Ispra segnala, in particolare, che in Italia la temperatura cresce più che in altre parti del mondo. Nel Comunicato difatti si legge che: “Nel 2018 è stata registrata un’anomalia media pari a +1,71°C rispetto alla media climatologica 1961-1990, superiore a quella globale sulla terra ferma (+0,98 °C). È stato calcolato un aumento della temperatura media pari a circa 0,38 °C ogni dieci anni nel periodo 1981-2018. Elemento che porta l’Italia ad allontanarsi dagli obiettivi di contrasto dei cambiamenti climatici. Nuovo picco per la temperatura dei mari italiani nel 2018 (+1,08°C), il secondo dopo il 2015, rispetto al periodo 1961-1990”.
Non solo, la situazione rimane preoccupante per gli inquinanti atmosferici: “Il Bacino padano è una delle aree dove l’inquinamento atmosferico è più rilevante in Europa. Guardando ai dati del 2019, il valore limite giornaliero del PM10è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio (50 microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte l’anno). Rispettati invece i limiti per i PM2,5 nella maggior parte delle stazioni di rilevamento. Uno degli effetti del lockdown è stata la riduzione del biossido di azoto tra il 40 e 50% nelle regioni del Nord e nella Pianura padana”.
Infine, per quato riguarda le sostanze chimiche, l’Ispra indica L’UE come il secondo produttore mondiale dopo la Cina e si stima che sul mercato europeo siano presenti circa 100.000 sostanze chimiche. L’Italia, invece, è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, con più di 2.800 imprese attive e 110.000 addetti. Il Regolamento europeo REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals) richiede che le sostanze vengano registrate ufficialmente: nel 2018 ne state catalogate più di 22.000 in Italia. A preoccupare sono soprattutto i pesticidi: nelle acque superficiali il 24,4% dei punti monitorati mostra concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale; il 6% nelle acque sotterranee.

Condividi: