«Nel 2021 le emissioni sul territorio nazionale sono previste superiori dello 0.3% rispetto al 2020 a fronte di un incremento previsto del Pil pari all’1.9%»: queste le stime di crescita per l’anno in corso fornite direttamente da Ispra, dopo il crollo registrato a causa della pandemia nel 2020.

 

 

A partire dai dati attualmente disponibili, l’Ispra prefigura dunque «un leggero incremento delle emissioni di gas serra come conseguenza della ripresa della mobilità e delle attività economiche», delineando dunque un disaccoppiamento relativo tra crescita economica e andamento dei gas serra.

Uno scenario che di per sé non darebbe soddisfazione dell’Accordo sul clima di Parigi, dato che le emissioni climalteranti dovrebbero scendere e molto in termini assoluti, non crescere sebbene più lentamente del Pil. E’ possibile che raddoppieranno dunque anche le emissioni di gas serra, rispetto a quanto ad oggi previsto da Ispra. Tale andamento conferma la necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo. Modifiche strutturali che finora evidentemente non ci sono state.

Il recente rapporto realizzato dallo Swiss Re Institute per Oxfam mostra chiaramente che senza azioni climatiche davvero ambiziose, le «economie delle nazioni del G7 potrebbero vedere una perdita media dell’8,5% annuo entro il 2050, equivalente a 4,8 trilioni di dollari». E all’Italia andrebbe ancora peggio, con perdite stimate nell’ordine dell’11,5% del Pil, il dato peggiore tra i Paesi analizzati.


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