Il 25 giugno 2019 è la data del deposito presso la Procura della Repubblica di Taranto delle oltre 6000 firme raccolte per l’esposto “Con il veleno nel sangue e il cuore in mano, lanciato a gennaio dall’ambientalista Luciano Manna e da Angelo Di Ponzio, papà di Giorgio, morto a 15 anni con un sarcoma dei tessuti molli, per denunciare le emissioni dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal (ex Ilva) di Taranto, che continua ad inquinare.

Nel dossier, riporta l’ANSA, gli ambientalisti hanno collezionato foto e video che attestano le emissioni non convogliate provenienti giorno e notte dagli impianti del siderurgico, emissioni nocive e cancerogene che provengono dalle cokerie, dagli altoforni, dalle acciaierie e da altri impianti, già sequestrati nel 2012. L’intenzione è quella, appunto, di depositare documenti raccolti da novembre ad oggi inerenti la gestione da parte di ArcelorMittal degli impianti ex Ilva di Taranto, un invito esteso al sindaco e a tutti i rappresentanti politici locali, di tutti i livelli istituzionali, precisano Manna e Di Ponzio: “uscite dalla vostra attività politica virtuale espletata sui social e nei comunicati stampa perché la violazione dei diritti dei cittadini di Taranto è reale così come lo sono patologie e ai decessi”.

Fino alla consegna di martedì 25, sul sito tarantolibera.it è possibile firmare l’esposto, che così recita: “Alla Procura chiediamo di voler disporre gli opportuni accertamenti, valutando gli eventuali profili di illiceità penale e di individuare i possibili responsabili in relazione agli eventi emissivi anomali e non convogliati che si verificano a tutte le ore del giorno e soprattutto nelle ore notturne, così come da evidenze file media in allegato all’esposto, che sono correlate al ciclo produttivo dell’impianto siderurgico gestito da ArcelorMittal dal novembre 2018 e che farebbero prefigurare la violazione dell’Art. 674 del codice penale – Getto pericoloso di cose“.


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