Le Linee Guida in esame costituiscono revisione e aggiornamento del documento “Il contenuto minimo del Piano di Monitoraggio e Controllo” redatto nel 2007 da APAT e dalle ARPA/APPA, alla luce dell’evoluzione normativa dell’ultimo decennio.

Questo documento individua le principali modalità di monitoraggio per le installazioni industriali soggette ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), al quale le ARPA/APPA/Ispra potranno fare riferimento in sede istruttoria o a supporto dell’Autorità competente, fermo restando la necessità di adattare le indicazioni riportate nel presente documento al caso specifico.

Nuove modalità di supervisione da parte delle Autorità di Controllo sono necessarie per far fronte alle complesse dinamiche gestionali delle installazioni e del loro potenziale impatto sull’ambiente. In quest’ottica, le attività di autocontrollo, che trovano la propria sintesi e definizione nel Piano di Monitoraggio e Controllo, si innestano in un sistema di gestione della conformità in capo al Gestore dell’installazione a completamento delle attività ispettive delle Autorità di Controllo.

Queste rappresentano, pertanto, lo strumento cardine per assicurare la conformità delle prestazioni dell’installazione alle prescrizioni autorizzative. Infatti, la Direttiva 2010/75/UE va nella direzione di richiedere agli Stati membri la valorizzazione dei controlli fatti dalle aziende piuttosto che puntare ai soli controlli effettuati dall’ente di controllo.

Gli obiettivi delle attività di autocontrollo sono molteplici:

  • trovare l’equilibrio ottimale tra resa di processo, efficienza energetica, input di risorse e livelli di emissione;
  • analizzare le cause di determinate variazioni delle emissioni (ad es. per rilevare le ragioni di variazioni delle emissioni in condizioni operative normali o diverse dalle normali);
  • prevedere il comportamento delle emissioni di un impianto, ad es. in corrispondenza di guasti operativi o aumenti della capacità;
  • verificare le prestazioni dei sistemi di abbattimento;
  • determinare il contributo relativo di diverse fonti alle emissioni complessive;
  • fornire misurazioni per i controlli di sicurezza;
  • fornire dati emissivi per inventari specifici (ad es. Locali, nazionali e internazionali, come ad esempio l’E-PRTR);
  • fornire dati per valutare gli impatti ambientali (ad es. per input a modelli, inquinanti, mappe dei carichi inquinanti, valutazione delle segnalazioni);
  • stabilire o riscuotere oneri e/o tasse ambientali.

 
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Monitorare il contributo dell’installazione all’economia circolare

 

Nel 2020 la Commissione Europea ha adottato un nuovo Piano d’Azione per l’Economia Circolare, che costituisce un blocco del Green Deal così come la “New Industrial Strategy for Europe”.

La strategia complessiva pone l’economia circolare ed i processi di simbiosi industriale come parte essenziale di un’ampia trasformazione dell’industria.

Gli aspetti ambientali dell’installazione affrontati dai provvedimenti di autorizzazione non riguardano perciò esclusivamente le emissioni, ma anche aspetti quali il consumo di energia, l’uso di risorse e la generazione di rifiuti.

In quest’ottica è auspicabile assicurarsi che il PMC preveda il monitoraggio del contributo che ciascuna installazione è tenuta a rendere verso gli obiettivi dell’economia circolare, attraverso indicatori chiave che consentano di verificare il raggiungimento di obiettivi ambientali che il Gestore fa propri all’interno della politica ambientale, parte integrante del Sistema di Gestione Aziendale (SGA).

Il Report “IED Contribution to the circular economy Final report for European Commission – DG Environment” della Ricardo Energy&Environment, individua i seguenti criteri per la valutazione del contributo della Direttiva IED all’economia circolare:

  • utilizzo dell’energia
  • uso delle materie prime
  • prevenzione e produzione rifiuti
  • riduzione/sostituzione di sostanze chimiche pericolose
  • simbiosi industriale

 

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