Non solo non danneggia l’uomo o l’ambiente, ma il mais transgenico, ossia geneticamente modificato con geni di altre specie, vanta una maggiore qualità del grano e la riduzione dell’esposizione umana ai contaminanti pericolosi negli alimenti.

Lo ha rivelato lo studio condotto da ricercatori italiani della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa, con il coordinamento della Professoressa Laura Ercoli, e diffuso da Scientific Reports.

L’analisi, per la precisione, ha ad oggetto i dati relativi a 21 anni di coltivazioni (1996-2016) in Usa, Europa, Sud America, Asia, Africa e, Australia.

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Dalla loro prima commercializzazione nel 1961, gli organismi geneticamente modificati sono stati rapidamente introdotti in molti paesi diventando la tecnologia colturale più velocemente adottata nel mondo.
Si è passati da poco più di un milione e mezzo di ettari, nel 1996, a 185,1 milioni di ettari nel 2016, pari a circa il 12% delle terre coltivate a livello mondiale, il 54% delle quali si trova nei paesi in via di sviluppo.
Nel frattempo, ben 38 Stati, in tutto il mondo, tra cui 19 in Europa, date le preoccupazioni per la sicurezza di queste colture, hanno deciso di vietarle, pur consentendo importazione di alimenti e mangimi derivati o costituiti da piante geneticamente modificate.

Con questo studio i ricercatori hanno voluto aumentare le conoscenze sui caratteri agronomici, ambientali e tossicologici del mais geneticamente modificato, ancora oggi oggetto di ampio dibattito.
I dati presi in esame riguardano, come riferito dai ricercatori, le produzioni, la qualità della granella (incluso il contenuto in micotossine), l’effetto sugli insetti target e non-target, i cicli biogeochimici come contenuto di lignina negli stocchi e nelle foglie, perdite di peso della biomassa, emissione di anidride carbonica dal suolo.

I risultati sono chiari e non lasciano spazio a dubbi: le colture di mais transgenico hanno una resa superiore dal 5,6% al 24,5%, aiutano a ridurre gli insetti dannosi ai raccolti e hanno percentuali inferiori di contaminanti pericolosi negli alimenti.

Qui puoi consultare lo Studio.


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