I coordinatori dei maggiori gruppi politici europei hanno chiesto all’Europarlamento un rinvio al 2016 del cosiddetto “greening”, vale a dire il capitolo degli aiuti ambientali contenuto nella riforma della PAC.
Si tratta infatti di un capitolo che, per la sua complessità, sembra destinato a creare problemi non solo agli agricoltori, ma anche alle amministrazioni nazionali che dovranno applicarlo, rischiando quindi di danneggiare pesantemente l’agricoltura europea. Il greening prevede l’obbligo di non coltivare solo un prodotto, bensì due o tre (con il crescere delle dimensioni aziendali), e di sottrarre alla produzione il 5% (in futuro il 7%) dei terreni a opere ambientali e paesaggistiche. Tali vincoli comporterebbero non solo costi aggiuntivi, ma potrebbero rivelarsi anche controproducenti, poiché la diversificazione non sarebbe sufficiente ad assicurare un miglioramento agronomico-ambientale: l’agricoltore che ruota annualmente una singola coltura ottiene infatti un ingrediente base dell’alimentazione degli allevamenti e crea un beneficio all’ambiente; contrariamente, se dovesse riproporre ogni anno tre mono-colture sullo stesso terreno, genererebbe un danno ambientale.
Le nuove disposizioni, ad ogni modo, avrebbero dovuto divenire operative già nel corso del 2014, ma la mancanza di accordo ha suggerito di posticipare l’intera riforma al 2015. (RT)


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