Il combustibile solido secondario (CSS), materiale proveniente dal trattamento di rifiuti, può essere impiegato come combustibile alternativo in impianti produttivi specifici, come cementifici e centrali termoelettriche, espressamente autorizzati. Il suo impiego può implicare preoccupazioni di tutela ambientale, nonché sanitaria per chi vive vicino a questi impianti.

Per colmare le criticità emerse dall’applicazione del decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013, che disciplina l’uso del CSS, Arpa Piemonte, segnala il SNPA, ha supportato la Provincia di Cuneo nella definizione di un protocollo inteso a definire le procedure tecniche atte a garantire un orientamento univoco per i gestori di CSS operanti sul territorio provinciale ai fini della valutazione della conformità del materiale prodotto. Ci si è concentrati soprattutto sulle contaminazioni del CSS da parte dei cosidetti “metalli pesanti” o “metalli volatili”, si legge sul sito di ARPA Piemonte.

Precisamente, prosegue ARPA, la procedura è stata approvata nel settembre 2014, quindi l’iter è partito 5 anni fa con lo scopo di stabilire le procedure tecniche relative al campionamento, all’analisi, alla valutazione di conformità ed alla formazione dei lotti omogenei, per il cosiddetto CSS avviato in co-combustione, e si è concluso nell’aprile 2019 con la validazione del protocollo di conformità e la sua formale applicazione.

I risultati finali sono stati illustrati dagli esperti del Dipartimento Arpa Dipartimento Sud-Ovest in Provincia di Cuneo il 3 dicembre 2018. Innanzitutto, sottolinea ARPA Piemonte, si è scoperto che, data l’estrema eterogeneità del CSS, devono ancora essere approfonditi gli aspetti di controllo analitico dello stesso ed in particolare le modalità di preparazione dei campioni da sottoporre ad analisi. Nella produzione del CSS, poi, occorre porre particolare attenzione al tipo di plastiche utilizzate che devono essere le più “pulite” possibili, per evitare contaminazioni da metalli (cadmio, nichel, cromo..).

Lo studio, peraltro, ha adottato un metodo statistico più robusto per l’applicazione dei limiti di accettabilità degli inquinanti nel CSS, valido a garantire un corretto controllo qualitativo dello stesso, che può essere considerato sostitutivo e più cautelativo di quanto dispone il decreto ministeriale del 2013. Di conseguenza, sono stati ridefiniti i piani di monitoraggio e controllo sia dei produttori del CSS che dell’utilizzatore, tenendo conto di alcune semplificazioni proposte dagli stessi.

Si tratta di dati significativi anche a livello nazionale, tant’è che gli esiti della sperimentazione cuneese saranno trasmessi alla Regione Piemonte e al Ministero dell’Ambiente, che ne seguono gli sviluppi.

 


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