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Reato di gestione non autorizzata di rifiuti: può essere indice di non integrazione nella comunità nazionale?

Categoria: Rifiuti
Autorità: Tar Lazio, Sez. V bis
Data: 04/02/2023
n. 1999

Nel caso di una condanna per gestione non autorizzata di rifiuti, ai sensi dell’art. 256 del D.L.vo 152/2006, non vi è ragione di discostarsi dall’orientamento che, proprio in tale prospettiva di tutela di beni protetti a livello costituzionale (art. 9 e 32 Cost), ha riconosciuto ai reati ambientali un particolare rilievo nel giudizio demandato all’Autorità competente ad esprimersi sull’istanza di naturalizzazione che, con riferimento alla gestione di veicoli fuori uso e raccolta rifiuti non autorizzata, ha ritenuto tale comportamento “indice sintomatico di inaffidabilità del richiedente e di una non compiuta integrazione nella comunità nazionale, desumibile in primis dal rispetto delle regole di civile convivenza e dalla rigorosa, sicura osservanza della legge penale vigente nell’ordinamento giuridico italiano” in quanto “mette a repentaglio la salubrità dell’ambiente e quindi la salute della Collettività”.

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Leggi la sentenza

FATTO e DIRITTO   Con il ricorso in epigrafe si contesta la legittimità del provvedimento prot. -OMISSIS-, emesso dal Ministero dell’Interno in data 8 novembre 2018, con il quale è stata rigettata la domanda di cittadinanza italiana presentata dal ricorrente in data 20 giugno 2014, ai sensi dell’art. 9, comma 1, lett. f), della legge n. 91/1992, risultando a carico dell’istante pregiudizi penali desunti dall’informativa della Questura di -OMISSIS-del 17 febbraio 2015 e dal certificato del casellario giudiziale, ove si evince la presenza di un decreto penale del g.i.p. del Tribunale di -OMISSIS- del 17 ottobre 2012, esecutivo il 6…
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