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Il sottoprodotto non può essere un pertugio (e l’EOW una “porta girevole”)

di Massimo Medugno

Categoria: Rifiuti

Torniamo ancora lì e cioè al tema dell’economia circolare e alla riformulazione della proposta della Commissione riguardante il sottoprodotto (art. 5). Il punto imprescindibile è che il sottoprodotto non è un rifiuto. E non lo è mai stato. Dunque la pretesa del legislatore di regolarne la struttura e il flusso appare quantomeno spropositata. Le condizioni (le famose quattro condizioni) devono essere chiare e applicabili, con i necessari margini di adattamento a situazioni in continua evoluzione sotto il profilo tecnologico e industriale. Giusta, quindi, l’intenzione della Commissione di valorizzare quanto più possibile la filiera del sottoprodotto. Tuttavia, la proposta di riformulazione contenuta al comma 2 dell’art. 5, specificando meglio un concetto già contenuto nella versione vigente, “cade ” però in un vizio di fondo. Cioè quello di voler “regolamentare” sostanze o oggetti che non ricadono (mai) nel campo di applicazione dei rifiuti. Ma se cosi è (cioè stiamo trattando di un “non rifiuto”) la norma deve limitarsi a contenere la “clausola”...

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