Preveniamo rischi Risolviamo problemi Formiamo competenze
"Mi occupo di diritto ambientale da oltre trent’anni TuttoAmbiente è la guida più autorevole per la formazione e la consulenza ambientale Conta su di noi" Stefano Maglia
Impresa e Ambiente 2024: la Governance Ambientale per lo sviluppo sostenibile
di Redazione TuttoAmbiente.it
Categoria: Sviluppo sostenibile
Lo scorso 11 aprile, nella splendida location della Volta del Vescovo, alle porte di Piacenza, si è tenuto il 2° Convegno Nazionale “Impresa e Ambiente 2024: La Governance Ambientale per lo sviluppo sostenibile. Come ridurre i rischi, aumentare le performance e sviluppare il governo dell’impresa in modo armonico e sostenibile”, organizzato da TuttoAmbiente SpA e patrocinato da AssIEA (www.assiea.it), Confindustria Piacenza (www.confindustria.pc.it) e AIAS – Associazione Italiana Ambiente e Sicurezza (www.aias-sicurezza.it).
Alla presenza di HSE, Sustainability Manager e componenti della Direzione aziendale provenienti da tutta Italia, i relatori si sono alternati una dinamica ed interessante tavola rotonda, stimolati dalla moderazione di Francesco Marazzi (Chief Operating Officer, TuttoAmbiente SPA).
L’Intervento di Stefano Maglia, Presidente di TuttoAmbiente
Stefano Maglia (Founder & Chief Executive Officer, TuttoAmbiente SPA) ha illustrato come raggiungere gli obiettivi di una effettiva Governance Ambientale Aziendale. In questi ultimi anni, infatti, molti si sono avvicinati al tema dell’ambiente partendo dal tema della sostenibilità, ma senza possedere una vera consapevolezza. A differenza della sicurezza sul lavoro, la prevenzione ambientale non è obbligatoria: ma una sostenibilità senza prevenzione non è sostenibile.
L’ESG è una finestra verso lo sviluppo sostenibile e la sostenibilità non esiste senza un’autentica Governance. Impresa e ambiente devono coesistere per avere entrambe un futuro.
Come conciliare performance e transizione ecologica
A proposito di impresa, Gianluca Rusconi (Responsabile Ambientale Confindustria Emilia Romagna) ha cercato di conciliare performance (nel senso di competitività) e transizione ecologica. La forte pressione sui costi energetici subiti nello scorso biennio ha rappresentato un momento particolarmente critico per le aziende, fattore che ha inciso sulle scelte di transizione.
Tuttavia, ogni investimento sulla componente “ambiente” genera un ritorno migliorativo anche sulla tecnologia. Gli investimenti sono scelte di politica industriale, ma si scontrano con valori di consumo che si sono trasformati in extracosti, i quali a loro volta sono risorse rappresentano una ridotta capacità finanziaria da impiegare negli investimenti per ridurre l’impatto sulla decarbonizzazione. Il Paese è ancora debole sotto il profilo dell’importazione di energia dall’estero, sulle infrastrutture del gas naturale liquefatto nonché delle reti.
La sostenibilità nell’ambito della gestione dei rifiuti
Il tema della sostenibilità, nell’ambito della corretta gestione dei rifiuti, è stato il tema dell’intervento di Claudia Mensi, Presidente Europeo FEAD (la Federazione europea delle imprese che operano nel settore dei servizi ambientali e nella gestione dei rifiuti). L’Italia rientra tra gli Stati membri in linea con il raggiungimento degli obiettivi europei, mentre altri faranno fatica a raggiungere il target dei rifiuti urbani e altri ancora sono a rischio per il raggiungimento degli obiettivi dei rifiuti di imballaggio.
Sono stati condotti studi e fatto proiezioni di scenari di riduzione del conferimento di rifiuti in discarica con risparmi potenziali di CO2 veramente importanti. Esistono specifici settori impiantistici che possono addirittura diventare carbon negative, producendo certificati per aziende che non possono decarbonizzare: si sta creando un mercato in cui i rifiuti possono avere un ruolo importante, ma per far questo bisogna avere un monitoraggio dei dati affidabile in tutti gli Stati membri.
La Circular Economy come pilastro della sostenibilità
Elisabetta Perrotta, Direttore di AssoAmbiente, ha tenuto un intervento dal titolo “la Circular Economy come pilastro della sostenibilità”. Innanzitutto, cos’è la sostenibilità? La sostenibilità è tante cose, ma potrebbe essere descritta come la “condizione dello sviluppo in grado assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
Se la circolarità si sviluppa in strategie, la sostenibilità mira a mitigare gli effetti negativi: bisogna, quindi, considerare l’aspetto ambientale, economico e sociale. L’uso globale dei materiali per risorsa è in continua crescita: siccome l’Europa e l’Italia hanno un problema di dipendenza per le materie prime, che in questi anni è aumentato a causa della crisi economica, ciò rischia di diventare un problema di sopravvivenza per le imprese e per i cittadini. Le rinnovabili sono il futuro, ma bloccare gli investimenti è dannoso. L’economia italiana potrebbe anche investire, il problema è che si concedano le autorizzazioni.
Parola d’ordine: Sostenibilità
A seguire, Giuseppe Nisi di CONAI ha portato l’attenzione sulle oltre 680 mila imprese che compongono il Consorzio, in cui “sostenibilità” è la parola d’ordine. L’Italia si conferma leader del riciclo degli imballaggi in Europa. Ma quanto costa il sistema alle imprese? CONAI è il consorzio che opera al costo più basso per le imprese, perché ritira gli imballaggi a qualsiasi costo. La sostenibilità non è solo una responsabilità, ma un vantaggio competitivo per le aziende: la dimensione finanziaria va sempre più unendosi a quella ambientale.
Circa “Gli strumenti normativi della Circular Economy” Stefano Leoni, Coordinatore Area Economia Circolare, Fondazione Sviluppo Sostenibile, ha precisato come ci troviamo in una situazione di transizione. Il concetto di sviluppo sostenibile, principio noto che informa la Governance, non è solamente un tema ambientale.
La Costituzione italiana non parla di sviluppo sostenibile, ma è il D.L.vo 152/06, all’art. 3-quater, che richiama questo concetto. L’UE, dal canto suo, ha applicato con energia certi obiettivi senza dare tempo al contesto sociale di adattarsi, ma questo è motivato dal fatto che gli obiettivi di decarbonizzazione sono ormai prossimi: le politiche devono essere accompagnate da sussidi per il cambiamento.
La Corporate Sustainability Reporting Directive rappresenta una rivoluzione
Verdiana De Leoni, esperta strategica di sostenibilità, ha fatto il punto sull’ESG. La Corporate Sustainability Reporting Directive rappresenta una rivoluzione. L’UE chiede dei cambiamenti, ma prima ancora dobbiamo chiederli innanzitutto come imprese e privati cittadini nella direzione dello sviluppo sostenibile.
Per effetto di questa direttiva saranno impattate direttamente oltre 4 mila imprese, ma ci saranno anche impatti indiretti, che andranno ad incidere sulla rendicontazione della catena del valore. Alla luce di un approccio forward looking (che richiede di avere una visione nel lungo periodo), il bilancio di sostenibilità cambierà anche nome: non sarà più una rendicontazione solo di quello che è stato, ma diventerà un racconto di come si vuole raggiungere la propria strategia – e per avere una strategia di medio-lungo periodo serve una governance, processi organizzazione, ruoli e responsabilità.
Francesco Santi, Presidente di AIAS, ha spiegato come solo una solida cultura della prevenzione e della sostenibilità permetterà di prevenire gli incidenti sul lavoro. E’ fondamentale avere un approccio integrato: la sostenibilità è una visione del business, che è fatto di tante cose, come progettazione, realizzazione, gestione, manutenzione, qualità, sicurezza, salute, impatto sociale, legalità. E’ necessario un cambiamento culturale, che diventi evoluzione culturale: l’approccio emergenziale pluriennale non è più credibile, bisogna agire preventivamente.
E come si coniuga il concetto di qualità con il tema dello sviluppo sostenibile?
Ermete Realacci, Presidente di Symbola, analizza come in generale, le politiche positive in campo ambientale si incrociano con i punti di forza dell’Italia. Per esempio, l’Italia è tra i primi esportatori del legno arredo e questo perché scommette sulla bellezza e sulla qualità. La bellezza è un fattore formidabile di competizione, ed è ecologica: se si produce valore utilizzando la bellezza, si utilizzano meno materie prime. La sfida della sostenibilità è una sfida che va portata avanti perché necessaria, ma anche perché capace di renderci più coesi, più uniti, più forti come comunità e come Paese. In un rapporto elaborato dalla fondazione Symbola e da Ipsos, si è esaminata la percezione della sostenibilità da parte dei cittadini.
Negli italiani c’è una sensibilità crescente fatta di tre fattori: un fattore etico (7-8%); un fattore legato alla preoccupazione per la bravura (36- 37%); infine, un fattore legato alla qualità (55-57%), per il quale si pensa che un prodotto sostenibile sia migliore e che un’impresa sostenibile sia più meritevole di fiducia. È necessario partire dai nostri punti di forza. Se si vuole affrontare il tema della sostenibilità, è necessario percepirlo non solo come una necessità, ma anche come una sfida e come una grande occasione. Occorre una visione, un’idea di Paese ambizioso, un’Italia che fa l’Italia. Antoine de Saint-Exupery, l’autore de “Il piccolo principe’’, una volta ha detto: “se vuoi costruire una nave non radunare gli uomini solo per raccogliere il legno e per distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito”.
Tavola Rotonda delle best practises
Per finire, la Tavola Rotonda dedicata alla “Governance Ambientale Aziendale: testimonianze di best practises”, ha visto alternarsi relatori rappresentanti di aziende d’eccellenza.
Laura Battaglia di L’Oreal ha affermato che il pilastro della strategia aziendale è la prevenzione. L’Azienda è più attenta ai lanci che immette sul mercato; setta il portafoglio prodotti in base al mercato; ha elaborato una nuova strategia per i resi dei punti vendita. Si affronta, poi, il tema “second life”: quando ci sono eccessi di magazzino, l’Azienda ha imboccato la strada della seconda vita per i prodotti (outlet, venditi private, donazioni) al fine di riallocare i volumi su canali alternativi. Infine, si lavora sull’attività di recycling in ordine alla quale si stanno facendo studi di fattibilità
Tommaso De Luca, Lucart, ha spiegato come l’Azienda abbia ormai da tempo adottato modelli di business circolare perché consentono di affrontare un percorso sociale ed economico. Nel 1997 sono riusciti a dar vita al primo prodotto riciclato; poi sono stati la prima azienda in Italia ad ottenere l’Ecolabel. Subito dopo si sono adoperati per avere un packaging sostenibile in mater-bi ed hanno creato un sistema di gestione per lavorare meglio. A seguito della crisi delle tipografie hanno iniziato a lavorare il tetrapack dalla raccolta differenziata domestica, instaurando un nuovo modello di business per recuperare tutto il polietilene e l’alluminio. L’organizzazione aziendale si è evoluta (rapporto ambientale, la normativa 231, hanno costituito un comitato ambiente, un comitato ESG e un comitato Gestione e sviluppo Circolarità), ma l’analisi dei rischi deve essere continua
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Impresa e Ambiente 2024: la Governance Ambientale per lo sviluppo sostenibile
di Redazione TuttoAmbiente.it
Lo scorso 11 aprile, nella splendida location della Volta del Vescovo, alle porte di Piacenza, si è tenuto il 2° Convegno Nazionale “Impresa e Ambiente 2024: La Governance Ambientale per lo sviluppo sostenibile. Come ridurre i rischi, aumentare le performance e sviluppare il governo dell’impresa in modo armonico e sostenibile”, organizzato da TuttoAmbiente SpA e patrocinato da AssIEA (www.assiea.it), Confindustria Piacenza (www.confindustria.pc.it) e AIAS – Associazione Italiana Ambiente e Sicurezza (www.aias-sicurezza.it).
Alla presenza di HSE, Sustainability Manager e componenti della Direzione aziendale provenienti da tutta Italia, i relatori si sono alternati una dinamica ed interessante tavola rotonda, stimolati dalla moderazione di Francesco Marazzi (Chief Operating Officer, TuttoAmbiente SPA).
L’Intervento di Stefano Maglia, Presidente di TuttoAmbiente
Stefano Maglia (Founder & Chief Executive Officer, TuttoAmbiente SPA) ha illustrato come raggiungere gli obiettivi di una effettiva Governance Ambientale Aziendale. In questi ultimi anni, infatti, molti si sono avvicinati al tema dell’ambiente partendo dal tema della sostenibilità, ma senza possedere una vera consapevolezza. A differenza della sicurezza sul lavoro, la prevenzione ambientale non è obbligatoria: ma una sostenibilità senza prevenzione non è sostenibile.
L’ESG è una finestra verso lo sviluppo sostenibile e la sostenibilità non esiste senza un’autentica Governance. Impresa e ambiente devono coesistere per avere entrambe un futuro.
Come conciliare performance e transizione ecologica
A proposito di impresa, Gianluca Rusconi (Responsabile Ambientale Confindustria Emilia Romagna) ha cercato di conciliare performance (nel senso di competitività) e transizione ecologica. La forte pressione sui costi energetici subiti nello scorso biennio ha rappresentato un momento particolarmente critico per le aziende, fattore che ha inciso sulle scelte di transizione.
Tuttavia, ogni investimento sulla componente “ambiente” genera un ritorno migliorativo anche sulla tecnologia. Gli investimenti sono scelte di politica industriale, ma si scontrano con valori di consumo che si sono trasformati in extracosti, i quali a loro volta sono risorse rappresentano una ridotta capacità finanziaria da impiegare negli investimenti per ridurre l’impatto sulla decarbonizzazione. Il Paese è ancora debole sotto il profilo dell’importazione di energia dall’estero, sulle infrastrutture del gas naturale liquefatto nonché delle reti.
Clicca oltre per guardare l’intervento completo dedicato a Come conciliare performance e transizione ecologica
La sostenibilità nell’ambito della gestione dei rifiuti
Il tema della sostenibilità, nell’ambito della corretta gestione dei rifiuti, è stato il tema dell’intervento di Claudia Mensi, Presidente Europeo FEAD (la Federazione europea delle imprese che operano nel settore dei servizi ambientali e nella gestione dei rifiuti). L’Italia rientra tra gli Stati membri in linea con il raggiungimento degli obiettivi europei, mentre altri faranno fatica a raggiungere il target dei rifiuti urbani e altri ancora sono a rischio per il raggiungimento degli obiettivi dei rifiuti di imballaggio.
Sono stati condotti studi e fatto proiezioni di scenari di riduzione del conferimento di rifiuti in discarica con risparmi potenziali di CO2 veramente importanti. Esistono specifici settori impiantistici che possono addirittura diventare carbon negative, producendo certificati per aziende che non possono decarbonizzare: si sta creando un mercato in cui i rifiuti possono avere un ruolo importante, ma per far questo bisogna avere un monitoraggio dei dati affidabile in tutti gli Stati membri.
La Circular Economy come pilastro della sostenibilità
Elisabetta Perrotta, Direttore di AssoAmbiente, ha tenuto un intervento dal titolo “la Circular Economy come pilastro della sostenibilità”. Innanzitutto, cos’è la sostenibilità? La sostenibilità è tante cose, ma potrebbe essere descritta come la “condizione dello sviluppo in grado assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
Se la circolarità si sviluppa in strategie, la sostenibilità mira a mitigare gli effetti negativi: bisogna, quindi, considerare l’aspetto ambientale, economico e sociale. L’uso globale dei materiali per risorsa è in continua crescita: siccome l’Europa e l’Italia hanno un problema di dipendenza per le materie prime, che in questi anni è aumentato a causa della crisi economica, ciò rischia di diventare un problema di sopravvivenza per le imprese e per i cittadini. Le rinnovabili sono il futuro, ma bloccare gli investimenti è dannoso. L’economia italiana potrebbe anche investire, il problema è che si concedano le autorizzazioni.
Parola d’ordine: Sostenibilità
A seguire, Giuseppe Nisi di CONAI ha portato l’attenzione sulle oltre 680 mila imprese che compongono il Consorzio, in cui “sostenibilità” è la parola d’ordine. L’Italia si conferma leader del riciclo degli imballaggi in Europa. Ma quanto costa il sistema alle imprese? CONAI è il consorzio che opera al costo più basso per le imprese, perché ritira gli imballaggi a qualsiasi costo. La sostenibilità non è solo una responsabilità, ma un vantaggio competitivo per le aziende: la dimensione finanziaria va sempre più unendosi a quella ambientale.
Clicca oltre per guardare l’intervento completo dedicato a CONAI e il riciclo degli imballaggi in Italia
Gli strumenti normativi della Circular Economy
Circa “Gli strumenti normativi della Circular Economy” Stefano Leoni, Coordinatore Area Economia Circolare, Fondazione Sviluppo Sostenibile, ha precisato come ci troviamo in una situazione di transizione. Il concetto di sviluppo sostenibile, principio noto che informa la Governance, non è solamente un tema ambientale.
La Costituzione italiana non parla di sviluppo sostenibile, ma è il D.L.vo 152/06, all’art. 3-quater, che richiama questo concetto. L’UE, dal canto suo, ha applicato con energia certi obiettivi senza dare tempo al contesto sociale di adattarsi, ma questo è motivato dal fatto che gli obiettivi di decarbonizzazione sono ormai prossimi: le politiche devono essere accompagnate da sussidi per il cambiamento.
Clicca oltre per guardare l’intervento completo dedicato agli Strumenti normativi della Circular Economy
La Corporate Sustainability Reporting Directive rappresenta una rivoluzione
Verdiana De Leoni, esperta strategica di sostenibilità, ha fatto il punto sull’ESG. La Corporate Sustainability Reporting Directive rappresenta una rivoluzione. L’UE chiede dei cambiamenti, ma prima ancora dobbiamo chiederli innanzitutto come imprese e privati cittadini nella direzione dello sviluppo sostenibile.
Per effetto di questa direttiva saranno impattate direttamente oltre 4 mila imprese, ma ci saranno anche impatti indiretti, che andranno ad incidere sulla rendicontazione della catena del valore. Alla luce di un approccio forward looking (che richiede di avere una visione nel lungo periodo), il bilancio di sostenibilità cambierà anche nome: non sarà più una rendicontazione solo di quello che è stato, ma diventerà un racconto di come si vuole raggiungere la propria strategia – e per avere una strategia di medio-lungo periodo serve una governance, processi organizzazione, ruoli e responsabilità.
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E come coniugare prevenzione e sostenibilità?
Francesco Santi, Presidente di AIAS, ha spiegato come solo una solida cultura della prevenzione e della sostenibilità permetterà di prevenire gli incidenti sul lavoro. E’ fondamentale avere un approccio integrato: la sostenibilità è una visione del business, che è fatto di tante cose, come progettazione, realizzazione, gestione, manutenzione, qualità, sicurezza, salute, impatto sociale, legalità. E’ necessario un cambiamento culturale, che diventi evoluzione culturale: l’approccio emergenziale pluriennale non è più credibile, bisogna agire preventivamente.
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E come si coniuga il concetto di qualità con il tema dello sviluppo sostenibile?
Ermete Realacci, Presidente di Symbola, analizza come in generale, le politiche positive in campo ambientale si incrociano con i punti di forza dell’Italia. Per esempio, l’Italia è tra i primi esportatori del legno arredo e questo perché scommette sulla bellezza e sulla qualità. La bellezza è un fattore formidabile di competizione, ed è ecologica: se si produce valore utilizzando la bellezza, si utilizzano meno materie prime. La sfida della sostenibilità è una sfida che va portata avanti perché necessaria, ma anche perché capace di renderci più coesi, più uniti, più forti come comunità e come Paese. In un rapporto elaborato dalla fondazione Symbola e da Ipsos, si è esaminata la percezione della sostenibilità da parte dei cittadini.
Negli italiani c’è una sensibilità crescente fatta di tre fattori: un fattore etico (7-8%); un fattore legato alla preoccupazione per la bravura (36- 37%); infine, un fattore legato alla qualità (55-57%), per il quale si pensa che un prodotto sostenibile sia migliore e che un’impresa sostenibile sia più meritevole di fiducia. È necessario partire dai nostri punti di forza. Se si vuole affrontare il tema della sostenibilità, è necessario percepirlo non solo come una necessità, ma anche come una sfida e come una grande occasione. Occorre una visione, un’idea di Paese ambizioso, un’Italia che fa l’Italia. Antoine de Saint-Exupery, l’autore de “Il piccolo principe’’, una volta ha detto: “se vuoi costruire una nave non radunare gli uomini solo per raccogliere il legno e per distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito”.
Tavola Rotonda delle best practises
Per finire, la Tavola Rotonda dedicata alla “Governance Ambientale Aziendale: testimonianze di best practises”, ha visto alternarsi relatori rappresentanti di aziende d’eccellenza.
Laura Battaglia di L’Oreal ha affermato che il pilastro della strategia aziendale è la prevenzione. L’Azienda è più attenta ai lanci che immette sul mercato; setta il portafoglio prodotti in base al mercato; ha elaborato una nuova strategia per i resi dei punti vendita. Si affronta, poi, il tema “second life”: quando ci sono eccessi di magazzino, l’Azienda ha imboccato la strada della seconda vita per i prodotti (outlet, venditi private, donazioni) al fine di riallocare i volumi su canali alternativi. Infine, si lavora sull’attività di recycling in ordine alla quale si stanno facendo studi di fattibilità
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Tommaso De Luca, Lucart, ha spiegato come l’Azienda abbia ormai da tempo adottato modelli di business circolare perché consentono di affrontare un percorso sociale ed economico. Nel 1997 sono riusciti a dar vita al primo prodotto riciclato; poi sono stati la prima azienda in Italia ad ottenere l’Ecolabel. Subito dopo si sono adoperati per avere un packaging sostenibile in mater-bi ed hanno creato un sistema di gestione per lavorare meglio. A seguito della crisi delle tipografie hanno iniziato a lavorare il tetrapack dalla raccolta differenziata domestica, instaurando un nuovo modello di business per recuperare tutto il polietilene e l’alluminio. L’organizzazione aziendale si è evoluta (rapporto ambientale, la normativa 231, hanno costituito un comitato ambiente, un comitato ESG e un comitato Gestione e sviluppo Circolarità), ma l’analisi dei rischi deve essere continua
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