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Stefano Maglia

La Sicurezza Ambientale: cos’è? Le nuove frontiere della green compliance per le aziende

di Stefano Maglia, Francesco Marazzi

Categoria: Responsabilità ambientali

Sicurezza ambientale e green compliance per le aziende
 

Per Sicurezza Ambientale in ambito aziendale si intende quel complesso di attività che consentono all’impresa di operare all’interno di un sistema di prevenzione ambientale rispetto, da un lato, ai rischi e alle sanzioni che potrebbe subire nell’ambito della sua attività e, dall’altro, ai rischi che potrebbe correre nel non essere a conoscenza delle opportunità che vengono offerte dalla approfondita conoscenza di questa disciplina, ancor più in un momento – come questo – di straordinaria spinta economico finanziaria ambientale.
 

Una vera propria green compliance ormai da ritenersi indispensabile anche alla luce di un mercato che richiede sempre più prodotti e comportamenti ecocompatibili, fino a spingersi in un modello di sviluppo in cui sarà vincente la riconversione ecologica.
 

La sicurezza ambientale e la mancanza di consapevolezza dei rischi

 
Chiariamo peraltro subito che la sicurezza ambientale non è obbligatoria, in quanto la prevenzione ambientale non è obbligatoria, a differenza di quel che avviene già da diversi anni per la sicurezza (e salute) sui luoghi di lavoro, dominata – in questo caso – dal principio di prevenzione “obbligatoria”, disciplinata da specifiche norme presenti nel noto Testo Unico n. 81/2008.
 

Anche il fatto che non solo le figure professionali “ambientali” non sono “tipiche” come per la sicurezza sui luoghi di lavoro, ma che alcuni importantissimi istituti tipici in tema di responsabilità (es. deleghe di funzioni) in campo ambientale sono assai meno definiti rispetto al TU 81/08, spinge a ritenere che è giunto il momento per fare quel salto di qualità sul terreno della consapevolezza, competenza e autorevolezza necessari per essere pronti a questa sfida.
 

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In particolare questa mancanza di consapevolezza nella percezione dei rischi ambientali (e delle relative opportunità offerte da questa disciplina) conduce inevitabilmente ad esporsi a rischi e sanzioni, nella maggior parte dei casi sconosciute o sottostimate, o ad intervenire quando ormai è troppo tardi. Prevenzione ambientale, dunque!
 

A questo si deve aggiungere, da un lato, quel costante tentativo di de-responsabilizzazione insito in questa materia.
Troppe volte ci si affida “incautamente” a soggetti (quali ad esempio: fornitori, consulenti, specialisti o intermediari) che puntano ad offrire servizi e consulenze, in particolar modo nell’ambito della disciplina dei rifiuti e della circular economy, volti ad offrire assorbimenti di responsabilità assolutamente non veritiere o a fornire interpretazioni che portano solo fuori strada.
 

In altri casi, invece, si cerca – la maggior parte delle volte incautamente e senza alcuna efficacia – di delegare le proprie responsabilità ambientali a figure interne (per esempio delegati o HSE manager) senza la minima preparazione e formazione.
 

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La sicurezza ambientale e le responsabilità ambientali aziendali

 

Il tema delle responsabilità ambientali aziendali è proprio un aspetto cruciale che va correttamente identificato e chiarito per le aziende che vogliono operare tranquille ed essere dunque ambientalmente sicure.
 

Il “vero” responsabile ambientale (personale, aziendale, ambientale) è quello a cui la legge affida tale ruolo, e non vi è, ad oggi, alcun contratto che possa esonerarlo in tal senso. In diverse aziende, sia piccole, medie o grandi, si è dunque attivato da tempo l’istituto della delega in campo ambientale, generalmente affidata o all’amministratore delegato o al responsabile ambientale, all’HSE manager o al classico gestore di un’impianto/sito debitamente autorizzato.
 

Il tema delle responsabilità ambientali aziendali rappresenta una questione molto delicata anche nell’ambito delle manutenzioni. Ogni qual volta si gestisce un’attività tramite un contratto di appalto, o di subappalto spesse volte si genera parecchia confusione poiché non sempre viene correttamente identificato chi è il produttore dei rifiuti tra i vari soggetti coinvolti (es. committente, appaltatore, subappaltatore, ecc.).
 

La conoscenza e la corretta applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore dei rifiuti, non solo genera potenziali rischi sanzionatori ma consente anche di risparmiare ingenti costi relativi alle spese di recupero/smaltimento dei rifiuti generati da tale attività di manutenzione, spesse volte direttamente in capo all’appaltatore.
 

Un altro caso molto diffuso, sempre legato all’ambito della responsabilità ambientali in materia di rifiuti, è la mancata conoscenza dell’obbligo del produttore dei rifiuti di verificare le autorizzazioni ambientali dei propri fornitori (intermediario, trasportatore e destinatario), prima di affidargli il relativo servizio di trasporto e recupero/smaltimento dei rifiuti stessi. Il mancato controllo a monte di tali autorizzazioni genera dei rischi penali, per nulla marginali, al produttore iniziale.
 

Inoltre, in generale, la mancata percezione dei rischi – e delle sanzioni- ambientali è confermata anche dalla sottostima degli stessi come spesso accade, ad esempio, nella gestione del deposito temporaneo dei rifiuti, oggi disciplinato dall’art. 183 del D.L.vo n.152/06.
 

In troppi casi si registra una gestione poco attenta dello stesso, che se non controllata può scaturire nel tempo in un vero e proprio reato ambientale di gestione rifiuti non autorizzata, disciplinato dall’art. 256 del Testo Unico Ambientale, reato presupposto della 231 “ambiente”, rischiando – oltre alla sanzione penale – anche una pesantissima sanzione amministrativa per l’azienda che può arrivare fino ad alcune centinaia di migliaia di euro!
 

E proprio la nota “231”, ha introdotto un valido strumento per le aziende, ossia il modello organizzativo e gestionale (più noto come M.O.G.), strumento spesse volte ignorato dai più ed ancora oggi poco utilizzato per gestire e soprattutto prevenire la commissione dei reati ambientali. Si pensi invece anche alle opportunità in materia di business, ossia alla sempre maggiore richiesta di questo strumento, specialmente in caso di gare ed appalti, dove per poter partecipare il MOG è indicato come un requisito indispensabile.
 

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Che differenza c’è tra Sicurezza Ambientale e “compliance ambientale”?

 

La “sicurezza ambientale” e la “compliance ambientale” sono concetti diversi ma importanti all’interno del contesto della gestione aziendale e della tutela dell’ambiente. Entrambi garantiscono che le aziende agiscano in modo responsabile e consapevole nei confronti dell’ecosistema circostante.
 

Viene naturale chiedersi: quali sono le differenze tra Sicurezza Ambientale e “compliance ambientale”?
 

La “sicurezza ambientale” si concentra sulla prevenzione e la gestione dei rischi legati all’ambiente, al fine di garantire la sicurezza delle persone, dell’ecosistema e delle risorse.
 

La “compliance ambientale” invece si riferisce al rispetto e all’aderenza alle leggi, ai regolamenti, alle normative e alle pratiche relative all’ambiente da parte di aziende, organizzazioni ed individui.
 

In altre parole, consiste nel conformarsi alle leggi ambientali stabilite dalle autorità competenti al fine di proteggere l’ambiente e prevenire danni o impatti negativi sulla natura e sulla salute umana.
 

La compliance ambientale implica l’osservanza rigorosa delle regole e la conformità ai requisiti legali, sia a livello nazionale che internazionale, relativi a temi come l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la gestione dei rifiuti, l’uso delle risorse naturali e altro ancora.
 

L’obiettivo principale è evitare sanzioni finanziarie, danni alla reputazione e impatti negativi sull’ambiente.
 

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Sicurezza ambientale e Green Compliance sono materia per veri esperti

 

Di fronte a tali rischi e alle elevate possibilità di incorrere in innumerevoli sanzioni, nonostante una apparente “corretta ed attenta gestione ambientale” della propria attività, è sempre più frequente e diffuso l’affidarsi, da parte delle aziende, a dei veri esperti “ambientali”.
 

Del resto sin dal 2004 persino la Corte di Cassazione penale (sent. 28126/04) ha avuto modo di sottolineare che “in campo ambientale la sempre maggiore complessità dell’attività produttiva dell’impresa moderna e le congerie di norme da osservare, spesso richiedono il possesso di conoscenze tecniche specialistiche non comuni tali da imporre il ricorso ad esperti”.
 

Purtroppo, la normativa ambientale italiana, così complessa, articolata ed in continua evoluzione, non consente di far da sé in completa autonomia e la giurisprudenza ha proprio “consigliato” questo modus operandi. In questo senso la nota sentenza n. 2264/2017 della Corte di Cassazione ha ribadito che: chi svolge un’attività nel settore ambientale può appellarsi alla buona fede (…), solo qualora dimostri di aver fatto tutto il possibile per richiedere alle autorità competenti i chiarimenti necessari e per informarsi in proprio, ricorrendo ad esperti giuridici”.
 

Ecco, dunque, l’importanza di poter dimostrare la corretta green compliance della propria azienda, non solo per elidere eventuali rischi e risparmiare denaro evitando le pesanti sanzioni ma anche per intercettare e valutare le innumerevoli opportunità, sempre in piena sicurezza.
 

Un esempio? Oggi la circular economy, consente già a diverse aziende di poter usufruire di particolari istituti, quali ad esempio quello del sottoprodotto che consente di uscire dall’ambito della normativa sui rifiuti ed attivare dei processi virtuosi garantendo anche in certi casi significativi risparmi e guadagni. Inoltre si stima che con l’avvento dei numerosi fondi del Next Generation UE, diventerà sempre più significativo e concreta la possibilità di attivare progetti nell’ambito dell’economia circolare.
 

E per essere “ambientalmente” sicuri in questo ambito è indispensabile conoscere in maniera approfondita tutti i nuovi dettami normativi che l’Italia ha recepito con il Pacchetto di Direttive UE “Circular Economy”.
 

Occorre però attivare tali processi in piena sicurezza visto che le pronunce della giurisprudenza in materia hanno più volte dimostrato che accade sovente di sfociare in reati ambientali quando non si sono attivati progetti conformi alla normativa vigente in materia di sottoprodotti.
 

La sicurezza ambientale per un’azienda che desidera continuare a svolgere la propria attività produttiva, è solo possibile affidandosi a dei veri esperti, che possano seguire ed affiancare passo per passo il proprio personale interno, garantendogli anche una formazione tale da generare nuove competenze e appunto una valida consapevolezza ambientale.
 

Affidarsi, dunque, significa poter fornire la combinazione della propria cassaforte (verde), per raggiungere una completa green compliance, che consenta all’azienda e ai suoi responsabili di essere ambientalmente, consapevoli, conformi e sicuri.
 

Investire nella prevenzione è dunque un imperativo ormai ineludibile.
L’unica possibilità di sviluppo, crescita e business sostenibile per le imprese è questa. Impresa e ambiente non solo possono coesistere, ma devono coesistere per avere, entrambe, un futuro con un futuro.
 

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