Si attesta a 29,6 milioni di tonnellate la produzione di rifiuti urbani, segnando una riduzione dell’1,7% rispetto al 2016” si legge nel Comunicato Stampa dell’ISPRA, l’istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che, insieme alle 21 Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA), fa parte del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). in occasione della presentazione del “Rapporto RIfiuti URbani – Edizione 2018“, elaborato dal Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA (qui un approfondimento sull’Edizione 2017).

Quanto ai dati, il Rapporto segnala che tutte le macro-aree geografiche sono state interessate da questo calo, l’Umbria in particolare (-4,2%), seguita da Molise (-3,1%), Basilicata (-2,8%) e Toscana (-2,7%), mentre l’Emilia Romagna risalta quale regione che ospita le province dove si producono più rifiuti urbani per abitante, con una precisazione: i dati di questa regione “così come quelli del centro Italia, risentono di regolamenti comunali in base ai quali vengono assimilati ai rifiuti urbani anche tipologie similari di rifiuti speciali derivanti da attività commerciali, aziende artigianali e di servizio“.

Buone notizie sul fronte della raccolta differenziata, che concerne oltre la metà dei rifiuti prodotti, toccando il 55,5%: “sono 13 le regioni che raccolgono in maniera differenziata oltre la metà dei rifiuti urbani annualmente prodotti. È sempre il Veneto la regione con la più alta percentuale di raccolta differenziata pari al 73,6%“. Cresce, anche se di poco, per la prima volta dal 2010 la raccolta della frazione organica, mentre aumenta dell’8,2% la raccolta dei rifiuti in legno.

I rifiuti urbani prodotti nel 2017 sono stati gestiti in 644 impianti: ne è finito in discarica il 23% (riduzione del 6,8%). Le discariche operative nel 2017 sono 123, 11 in meno rispetto all’anno precedente, mentre gli inceneritori scendono a 39, rispetto ai 41 dell’anno precedente, registrando una diminuzione del 2,5% rispetto al 2016 per i rifiuti urbani inceneriti, comprensivi del CSS, della frazione secca e del bioessiccato ottenuti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani stessi.

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Come si colloca l’Italia nel quadro comunitario?

I nuovi obiettivi per la preparazione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti sono quelli definiti dal Pacchetto Economia Circolare, in vigore in UE dal 4 luglio 2018, ed in particolare dalla direttiva 2018/851/UE, che ha modificato la direttiva 2008/98/CE sui rifiuti. Si parla del 50% al 2020, 60% al 2030 e 65% al 2035. In Italia, si legge nel Comunicato Stampa, “la percentuale di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio si attesta al 43,9%, considerando tutte le frazioni contenute nei rifiuti urbani, e al 49,4%,
effettuando il calcolo per le seguenti specifiche frazioni: organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno“.

Infine, sempre con riferimento all’UE, sottolinea ISPRA che in Italia “produciamo più rifiuti, ne destiniamo di meno alle quattro forme di trattamento finale individuate da Eurostat. Conferiamo in discarica una percentuale di rifiuti urbani trattati maggiore della media UE28, ma anche la percentuale avviata a compostaggio e digestione anaerobica è superiore alla media dell’Unione“.


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