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Audit ambientale: strumento indispensabile per evitare rischi e sanzioni

di Francesco Marazzi

Categoria: Audit

Audit Ambientale strumento indispensabile
 

Mai come oggi un’azienda dovrebbe puntare a un costante miglioramento della gestione dei propri aspetti legati all’ambiente. E per dare il via a un circolo virtuoso di attività dedicate alla gestione ambientale aziendale uno strumento indispensabile è quello dell’Audit Ambientale, che andremo a trattare in profondità in questo commento.
 

Cominceremo con lo scoprire che cosa si intende di preciso per “audit ambientale” e a dettagliarne le numerose finalità, per poi conoscere da quante parti è composto (e quanto tempo è necessario dedicare a ognuna) ed elencare i vantaggi di una sua puntale ed efficace applicazione.
 

Indice dei contenuti:
1. Audit ambientale: che cos’è?
2. Audit ambientale: a cosa serve?
3. Audit ambientale: quali e quante sono le sue fasi?
4. Audit ambientale: quanto dura?
5. Audit ambientale: quali sono i vantaggi?
 

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1. Audit ambientale: che cos’è?

 

L’Audit ambientale è principalmente un’attività di controllo che ha l’obiettivo di verificare l’adeguatezza della gestione ambientale ai seguenti livelli:

  • Organizzativo
  • Gestionale
  • Documentale
  • Operativo

 

di qualsiasi realtà aziendale/organizzazione o ente. Durante un Audit ambientale vengono dunque confrontati da un lato i titoli autorizzativi ambientali e le relative prescrizioni per verificarne il pieno e costante rispetto da parte dell’organizzazione e dall’altro tutti i requisiti normativi ambientali attualmente cogenti presenti a livello europeo, nazionale, regionale con l’attuale gestione ambientale.
 

Per esempio, una grande azienda produttiva che opera in Italia e ha più plant/stabilimenti situati in diverse aree geografiche del Paese, e la cui attività genera degli impatti ambientali più o meno significativi, oltre alle prescrizioni contenute all’interno della propria Autorizzazione Integrata Ambientale (di seguito AIA) o dell’Autorizzazione Unica Ambientale (di seguito AUA), dovrà comunque rispettare anche altre normative ambientali più specifiche (es. Regolamento Europeo ad hoc), rispettare le norme contenute nel Testo Unico Ambientale (D.L.vo 152/06), le altre numerose leggi nazionali in ambito ambientale, oltre a tutte le specifiche Leggi Regionali, Regolamenti e Delibere della Giunta Regionale afferenti alle normative ambientali.
L’Audit ambientale è uno strumento pressoché volontario. A oggi, il legislatore nazionale, non ha ancora reso obbligatorio tale attività.
 

Nonostante ciò, sempre più aziende si sono affidate a questo utile strumento di check-up per poter fotografare la situazione attuale della propria gestione ambientale e identificare da un alto le criticità (e i potenziali rischi sanzionatori) e dall’altro valutare le relative opportunità che la stessa normativa ambientale inizia – finalmente- a dare alle aziende che desiderano, per esempio, attivare progetti di economia circolare o investire in nuove tecnologie per ridurre i propri impatti ambientali negativi.
 

A differenza della normativa dedicata alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, facente capo al D.L.vo n.81/08, la normativa ambientale non ha ancora previsto, a oggi, particolari obblighi ne definito ruoli e responsabilità in maniera così dettagliata e specifica. Nonostante ciò, la prevenzione ambientale, resa concreta anche grazie a strumenti quali per esempio l’audit, rappresenta ancora oggi la migliore strategia che ogni azienda – piccola, medio o grande che sia – dovrebbe adottare e implementare in continuo al fine di rimanere sempre rispettosa delle norme ambientali generali e specifiche del proprio settore di appartenenza e svolgere la propria attività in piena sicurezza (ambientale).
 



 

2. Audit ambientale: a cosa serve?

 

L’Audit ambientale consente a qualsiasi organizzazione o ente di:

  • Acquisire maggiore consapevolezza, sia da parte del management aziendale sia dagli addetti più operativi, circa i rischi e le sanzioni in campo ambientale;
  • Identificare le criticità della attuale gestione ed implementare azioni correttive;
  • Raggiungere un elevato livello di compliance ambientale;
  • Diffondere una cultura ambientale a tutti livelli della propria azienda;
  • Evitare sorprese durante un’azione di controllo da parte degli enti ambientali preposti;
  • Valutare le eventuali opportunità da poter attuare nel breve, medio e lungo periodo;
  • Dimostrare ai propri fornitori, clienti ed investitori la concreta attenzione alle tematiche ambientali e sostenibili;
  • Incrementare la propria reputazione attraverso l’inserimento di tali attività di audit all’interno di strumenti di rendicontazione non finanziaria (Report di Sostenibilità, Policy Ambientali, ecc.).

 

3. Audit ambientale: quali e quante sono le sue fasi?

 

L’attività di Audit ambientale si struttura, generalmente, in tre fasi principali, ossia:
 

La Fase I iniziale volta alla “Valutazione preliminare” della gestione ambientale aziendale dal punto di vista organizzativo, documentale e operativo, interagendo con i referenti interni;
 

La Fase II che rappresenta il cuore dell’attività dell’audit, volta allo “Studio ed approfondimento” di quanto analizzato dall’attività di sopralluogo e dall’analisi della documentazione ambientale;
 

La Fase III dedicata alla “Condivisione delle risultanze emerse”, durante la quale viene coinvolto anche il management aziendale per portarlo a conoscenza delle criticità ed opportunità.
Vediamo le tre fasi nel dettaglio.
 

I Fase: Valutazione preliminare

 

In questa prima fase l’Audit Ambientale si concretizza attraverso un primo e indispensabile sopralluogo tecnico-operativo presso il sito/plant identificato per fotografare appunto l’attuale situazione.
Durante il sopralluogo vengono inoltre svolte delle interviste ai Referenti interni delle principali funzioni coinvolte nell’ottica di valutare in tempi rapidi i processi e i flussi aziendali ed i relativi rischi ed impatti.
 

In questa prima fase vengono anche definite le tempistiche e le modalità dell’audit e condiviso un elenco di documentazione indispensabile da andare a controllare, da condividere il più possibile in formato digitale, attraverso una apposita Virtual Data Room (VDR).
 

Nel sopralluogo e tramite le interviste vengono spesso identificate da parte dell’Auditor le prime anomalie e/o incongruenze tra quanto prescritto e autorizzato e quanto realmente presente.
 

Le fasi successive sono dunque fondamentali per approfondire tali discrepanze e valutarne le potenziali criticità in termini di rischi e sanzioni, che in alcuni casi possono anche portare alla diffida e/o alla revoca del titolo autorizzativo ambientale, che concretamente può portare ad uno stop immediato dell’attività aziendale, generando così un enorme rischio per l’intero business.
 

II Fase: Studio ed approfondimento

 

Una volta terminato il sopralluogo tecnico-operativo e le interviste ai referenti interni, l’Audit ambientale entra nel vivo della seconda fase dedicata interamente allo studio e all’ analisi della documentazione ambientale quale ad esempio titoli autorizzativi ambientali, Formulari/Registri/MUD, ecc, verifica delle procedure e dei moduli operativi di eventuali SGA certificati o non.
 

Una volta conclusa l’attività di analisi della documentazione, che può avvenire anche totalmente da remoto grazie alla disponibilità della VDR e della digitalizzazione di gran parte dei documenti afferenti alla gestione ambientale, si passa al cuore dell’audit ambientale ossia la parte più importante dedicata allo studio e all’approfondimento delle principali criticità emerse, che spesse volte vanno a toccare ambiti specifici e molto variegati della normativa ambientale, generando anche dubbi interpretativi e difficoltà nel definire azioni correttive.
 

Proprio per questo motivo è necessario che l’Auditor debba coinvolgere in un secondo momento anche altri esperti ambientali dedicati. Diversamente l’analisi delle criticità emerse rischia di rimanere troppo spesso parziale e dunque poco utile a migliorare completamente la gestione ambientale aziendale.
 

Al termine di questa fase viene dunque elaborato il documento finale “Report dell’Audit” all’interno del quale vengono riportate le informazioni di carattere generale (circa i tempi, le modalità, i soggetti coinvolti e i limiti dell’attività) e gli aspetti specifici dedicati alle risultanze emerse classificate in base al rischio sanzionatorio come Non Conformità e Osservazioni.
 

Le prime rappresentano una evidente mancanza di un requisito normativo generale (normativa ambientale) o specifico (prescrizione contenuta all’interno del titolo autorizzativo ambientale) tale da generare un potenziale rischio sanzionatorio per l’attività aziendale.
 

Le seconde invece rappresentano una criticità più lieve, la cui non gestione nel tempo può anch’essa generare delle potenziali sanzioni e dunque mettere a rischio il business aziendale e la validità del titolo autorizzativo ambientale.
 

III Fase: Condivisione delle risultanze

 

La terza ed ultima fase consiste invece nella Condivisione del Rapporto di Audit con le principali funzioni aziendali coinvolte nell’attività di audit e con il management aziendale al fine di metterlo a conoscenza delle criticità ed opportunità emerse.
 

Tale fase viene anche svolta comodamente tramite modalità remoto/streaming attraverso una semplice Call Conference, o attraverso meeting appositi presso la sede del committente.
 

La discussione permette ai consulenti di terza parte di esporre i risultati emersi dall’attività svolta e valutare la corretta gestione dei rischi e le eventuali opportunità di miglioramento sempre nell’ottica di consentire all’impresa di porre rimedio in tempi rapidi e con soluzioni efficaci prima che corra il rischio di venire sanzionata durante un eventuale controllo ispettivo da parte di un organo di controllo ambientale (ArpaE, Carabinieri della Tutela Ambientale, ecc.).
 

4. Audit ambientale: quanto dura?

 

Ogni Audit ambientale va preliminarmente definito e programmato a seconda delle dimensioni dell’organizzazioni e dei suoi impatti ambientali: non esiste pertanto uno standard di durata.
 

Sicuramente i sopralluoghi presso i siti campioni individuati in accordo con i referenti aziendali possono svolgersi nell’arco di una o due giornate per singolo sito.
 

La parte più “duratura” dell’attività di audit ambientale è sicuramente quella relativa al controllo documentale e allo studio dei findings e il confronto di questi ultimi con le normative ambientali di diverso ordine e rango.
 

I tempi in generale, di un audit ambientale vengono concordati e definiti attraverso un apposito diagramma di Gantt di progetto con i referenti aziendali o con i soggetti richiedenti (per esempio: Organismo di Vigilanza, Investitore, Fornitore, ecc.).
 

5. Audit ambientale: quali sono i vantaggi?

 

L’Audit ambientale non è soltanto un aspetto di compliance fine a sé stesso ma rappresenta un punto di partenza per poter identificare le numerose nuove opportunità che la normativa ambientale stessa (europea, nazionale e locale) può offrire alle aziende che desiderano essere protagoniste della economia circolare e della transizione ecologica, sempre rispettando gli standard normativi e di qualità imposti anche da norme UNI internazionali, sempre più diffuse in questi ambiti.
 

Grazie a un Audit ambientale ben fatto, un’azienda, oltre ai vantaggi già descritti, può dunque sia incrementare la propria reputazione nei confronti dei propri stakeholder sia incrementare il proprio business raggiungendo nuovi contatti in un mercato sempre più green-oriented.
 

Ecco perché noi di TuttoAmbiente offriamo servizi di consulenza e audit ambientale all’interno del nostro Green Lab, che vi invitiamo a visitare.
 

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